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I giorni del commissario Ambrosio

Regia di Sergio Corbucci vedi scheda film

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La recensione su I giorni del commissario Ambrosio

di hallorann
5 stelle

Curiosa ma non del tutto riuscita trasposizione di alcuni romanzi di Olivieri. La confezione fininvest condiziona il risultato. Bravi attori un po' sacrificati.

Che cosa sarebbe stato I GIORNI DEL COMMISSARIO AMBROSIO diretto da Francesco Massaro e interpretato da Lino Ventura? Un obbrobrio, forse. Leggendo i gialli eleganti e profondamente milanesi di Renato Olivieri, Ugo Tognazzi è perfetto nella parte del malinconico, colto e ironico commissario Giulio Ambrosio. La produzione Reteitalia di Claudio Bonivento, dopo la morte di dell’attore francese, passò il ruolo al grande attore cremonese e al versatile Sergio Corbucci la regia. La matrice parateteleviva della fininvestiana produzione ha spesso compromesso alla radice opere e buone intenzioni. Neanche quest’Ambrosio, purtroppo, ne è esente. Gli sceneggiatori Arlorio e Frugoni hanno selezionato e mescolato un paio di romanzi per creare un giallo verosimile alla Olivieri. L’intuito del commissario è immediatamente messo in bella mostra nella sequenza d’apertura. Dopodiché è un susseguirsi, abbastanza fedele, dei metodi e della perseveranza del poliziotto nel risolvere delitti maturati nella nebbia meneghina. C’è la compagna Emanuela (la non banale Athina Cenci), l’amore per i caffè buoni e pessimi, poche Muratti, la Lancia Delta integrale e neanche l’ombra della passione per l’arte, la pittura e gli arredi. Passaggi troppo letterari per il grande schermo. La Milano invernale appare sempre suggestiva, ma la regia offre un quadro parziale nell’insieme ed è discontinua. Il buon Corbucci non riesce a replicare i soddisfacenti risultati ottenuti con la materia una decina d’anni prima a Napoli. All’ottimo Tognazzi viene affiancato l’agente in borghese Luciano (Claudio Amendola funzionale) e il prof. Bandelli, quale sospettato numero 1, interpretato molto bene da Carlo Delle Piane. Sia lui che Ambrosio vengono ritratti con maggiore cura, nonostante evidenti cali di ritmo e tensione. Sinistra la Borghi della Falk. Improbabile e sopra le righe lo spacciatore Barbieri di Teo Teocoli. Assolutamente sbagliate e poco ispirate le musiche di Armando Trovajoli.

 

 

 

 

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