Regia di Goffredo Alessandrini vedi scheda film
Quello di Alessandrini è un film bellico di buon livello, che si differenzia dai tanti prodotti di bieca propaganda, girati durante il ventennio fascista. Più che propagandistico, “Giarabub” può essere definito quale un film patriottico, teso ad esaltare il coraggio e le virtù italiche, al pari dei film sul Risorgimento italiano. Non mancano, com’è ovvio, tutti i luoghi comuni del cinema bellico, quali i siparietti comici (tipici anche delle opere di Ford, e qui quasi tutti affidati a Carlo Romano, nella parte del tuttofare maresciallo Romano) e le parentesi sentimentali, tutte di pertinenza del personaggio di Doris Duranti, all’epoca amante di Alessandro Pavolini, Ministro della Cultura Popolare. Personaggio abbastanza secondario, quello della Duranti doveva fungere da esempio per le donne italiane: la chiacchierata Dolores si trasformerà nella prodiga (di sé) cro-cerossina Antonietta, tornando al suo nome di battesimo. Ognuno, nell’oasi di Giarabub, offrirà il proprio contributo d’eroismo: il colonnello isserà il tricolore anziché la bandiera bianca intimata dagli inglesi, un capitano imboscato comanderà la sua compagnia meccanizzata anche ferito e per-fino un novello Enrico Toti combatterà appoggiato alle proprie stampelle. Dimostrando inequivocabilmente che, nove mesi dopo l’entrata in guerra, l’impero coloniale italiano era già crollato.
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