Regia di Fritz Lang vedi scheda film
Un inetto con velleità letterarie uccide accidentalmente la domestica che stava tentando di sedurre; il fratello, che lo ha sempre protetto, anche in questo caso lo aiuta a far sparire il cadavere per evitargli la galera; ma, come vediamo già nella prima scena, l’alternanza delle maree trasporta in su e in giù le carogne degli animali: e la verità, letteralmente, viene a galla. Colpevoli, innocenti e fifty fifty, proprio come piace a Lang: in fondo Caino non è un omicida di professione, pur essendo un individuo spregevole, e d’altra parte Abele (simbolicamente marchiato dalla zoppia) diventa suo complice per un tornaconto non del tutto confessabile. Anche le due donne, moglie e domestica, sono tra loro simili: al punto che, quando scendono le scale con la stessa luce soffusa e vestite allo stesso modo, le si può confondere. La prima parte è perfetta: serrata, incalzante, implacabile. Il processo segna il punto di svolta: per un incredibile scherzo del destino è Abele che viene sospettato di avere ucciso. A quel punto Caino diventa troppo mefistofelico e ordisce un piano troppo complicato, che infatti fallisce. Pur senza raggiungere le vette di La donna del ritratto, è senz’altro un film apprezzabile.
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