Regia di Brad Anderson vedi scheda film
A volte mi chiedo per quale motivo alcuni critici si sentano in dovere di scomodare (spesso a sproposito) alcuni maestri della settima arte.
E la domanda non suona retorica nel momento in cui leggo che "The machinist" avrebbe come modelli di riferimento le pellicole di David Lynch e Polanski.
La somiglianza dei temi trattati potrebbe certo trarre in inganno lo spettatore medio (la discesa del protagonista in un incubo sempre più nero,il continuo intrecciarsi di realtà e fantasia,il bisogno impellente di ricerca della verità) ma il cinefilo più smaliziato sa benissimo che non basta un ritmo volutamente lento,una fotografia desaturata e malsana e una colonna sonora "hitchcockiana" per far decollare una storia zeppa di clichè e deja vù (Memento e Insomnia sono dietro l'angolo).
Senza contare il finale eccessivamente studiato e macchinoso che rovina l'attesa per qualche rivelazione ben più spiazzante e angosciosa.
Un vero peccato perchè alcuni passaggi risultano godibili e perchè Bale sceglie un film non all'altezza della sua straordinaria prova.
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