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Operazione paura

Regia di Mario Bava vedi scheda film

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La recensione su Operazione paura

di scapigliato
8 stelle

Bava ritorna al classico dopo le due parentesi sperimentali e riuscite di "Sei Donne per l'Assassino" e "Terrore nello Spazio". Qui, una bambina-fantasma torna, invocata dalla madre vendicatrice, per invasare chi la guarda e spingerlo alla morte. Come ha evidenziato il Pezzotta, ciò che appare subito evidente ai nostri occhi e che fa anche la felicità del film intero, è la scomposizione dei luoghi e del tempo. La disarticolazione spazio-temporale non solo aiuta ad addentrarci in un'atmosfera onirico-barocca, ma permette al regista di portare tutto il fantastico che può nel suo film. Infatti molte sono le sequenze che non hanno nessun valore narrativo, ma creano solo sensazioni, che addizzionate ad una trama spettrale, dovrebbero creare nello spettatore delle emozioni tra il cinematografico e il letterario. In "Operazione Paura" (l'unico titolo di un film di Bava a fare veramente pena, meglio il "Kill, Baby Kill" americano, ma lo rivaluterei più avanti) la bravura del regista riesce a portare sullo schermo richiami di una letteratura del terrore ottocentesca, che oggi al cinema non è impensabile, ma anticommerciale, oltre che ad apportare dei giochi immaginifici che faranno poi la felicità di molta cinematografia a venire. La casa maledetta non è un'esclusiva di Mario Bava, già la troviamo in film precedenti, basti ricordare "The Cat and the Canary" del '27 di Leni, e via così fino agli esempi tra l'autorevole (Sam Raimi "La Casa") e il becero (molti titoli minori), ma in Bava, la "casa", credo venga sviluppata meglio la tensione moderna che sarà poi la poetica degli esempi a venire. Inutile parlare della bambina premonitrice della morte e del fascino della morte (quelli che muoiono sono come attirati dal suicidio che compiranno, e azzarderei che nel caso delle due donne suicide l'arma fallica con la quale moriranno simboleggia una specie di attrazione e repulsione verso il sesso). Questa immagine del bambino inquietante, oltre che ad essere utilizzata l'anno seguente circa da Fellini in "Toby Dammit", è stata poi presente in migliaia di pellicole (anche se lo sguardo malefico dei bambini era già presente in "Village of the Damned" di Rilla nel '60).
Riguardo al titolo, sì è veramente senza gusto, ma credo che gli stia proprio bene. Un titolo che richiama forse i successi dell’epoca, o forse un gioco spionistico da guerra fredda, che aprirebbe scenari alla “Telefon” o “The Manchurian Candidate”, fa da fortissimo contrasto con il classico e l’horror letterario del film stesso. Una specie di gioco artistico che gioca sulla contaminazione tipica di oggi; qualcosa di avveniristico che sarebbe piaciuto sicuramente, e che con molta probabilità piace, a Quentin Tarantino.
Fatto sta che Bava, sempre con basso budget, ha saputo creare atmosfere oniriche, tra il meraviglioso e l'horror (in questo caso senza esagerare con sangue, trucidazioni e zoommate), giocando più sull'immaginifico che sul narrabile, e il risultato è sempre lo stesso: un film che rimarrà film oggi come tra 20, 50, 100 anni.

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