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Notre musique

Regia di Jean-Luc Godard vedi scheda film

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La recensione su Notre musique

di carlos brigante
8 stelle

Notre Musique” è un’opera in tre atti costruita alla maniera della Divina Commedia dantesca: Inferno, Purgatorio e Paradiso. L’epicentro da cui si propaga questo “terremoto vitale (devitalizzato?)” è rappresentato da Sarajevo; dalle sue ferite non ancora rimarginate né tanto meno dimenticate.
Ne l’Inferno godardiano le immagini di morte, guerra e distruzione invadono la scena dimenandosi sullo schermo. Un vortice tumultuoso che mixa sequenze cinematografiche ad immagini di repertorio, che se da una parte testimoniano il tragico passato della nostra barbara umanità, dall’altra ricadono come una spada di Damocle sul presente e sul futuro. Un vero e proprio “monito audiovisivo” impossibile da cancellare.
Con il Purgatorio si entra nella Sarajevo ancora insanguinata dalle ferite del conflitto degli anni ’90 in occasione delle giornate della letteratura. Si discute di cinema, letteratura, filosofia… vita, morte, in compagnia di altri intellettuali. Un’atmosfera funerea accompagna le (in)azioni, mentre fiction e non fiction perdono progressivamente consistenza dissolvendosi in immagini che sono contemporaneamente testo e riflessione.
Ho scelto Sarajevo perché, dalla fine della guerra (fine più pretesa che reale, visto che gli accordi di Dayton non hanno risolto niente), i giornalisti non ci sono più andati. Era diventata una specie di purgatorio: e il purgatorio, secondo me, è una metafora della vita”. (Jean-Luc Godard)
Il Paradiso è rappresentato, invece, come uno spazio anonimo in riva ad un fiume, il cui ingresso è sorvegliato da un manipolo di soldati americani. Un luogo irreale avvolto da desaturate tinte oniriche e contagiato ancora dalla grigia realtà di un mondo che pare non volersi staccare mai del tutto. Lo sberleffo finale ha preso forma. Un’inquadratura azzeccata vale più di mille parole!
 
Quello di Godard, con “Notre Musique”, è un percorso naturale che riafferma quanto da lui detto nel corso degli anni e che ripropone quanto già “teorizzato” con le sue “Histoire(s)”. Il cinema come una unica (grande) storia possibile, con l’immagine che assurge a testimone assoluto del tempo. Un’immagine che (deve) tende(re) alla pittura e sulla cui superficie il testo e la riflessione si materializzano e si cristallizzano, disperdendo il semplice carattere di didascalia.
La vita, come il cinema, sembra quasi per Godard un'illusoria "rappresentazione di campi e controcampi", non tanto per dividere e contrapporre, quanto per unire e spiegare. La vita e la morte; l'immagine e la parola; il suono e la musica; il ponte di Mostar tra croati e musulmani..
Reale e surreale; teoria e pratica; etica ed estetica. Benvenuti nel mondo multiforme di monsieur Godard!
 
Presentato fuori concorso al Festival di Cannes del 2004.
 
NOTA:
Di Godard si parla troppo spesso al passato e poco al presente. In attesa di “Socialisme”, vorrei ricordare che il 3 dicembre 2010 il grande artista francese compirà 80 anni… dunque, per il momento è ancora vivo e vegeto…

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