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Il siero della vanità

Regia di Alex Infascelli vedi scheda film

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La recensione su Il siero della vanità

di speedy34
8 stelle

E’ risaputo che il secondo film della carriera di un giovane regista rappresenti una tappa non facile unita anche ad “un’attesa al varco” che non concede molte attenuanti! Così l’inizio del 2004 segna il ritorno sul grande schermo di due dei nostri più promettenti ed originali registi ex debuttanti: Marco Ponti con il suo “A/R – Andata + Ritorno” ed Alex Infascelli che nel 2000 dirigendo “Almost Blue” si conquistò il plauso della critica e l’attenzione del pubblico con un insolito thriller d’autore. Il suo nuovo lavoro “Il siero della vanità” non si discosta poi molto (quantomeno nelle intenzioni) dalla sua opera prima: un film di genere (anche questa volta il thriller) ma con uno sguardo ed un’impronta talmente personalizzati da lasciare “sul campo” evidenti tracce di un autore in significativa crescita. Nonostante un tema abusato e datato (ma allo stesso tempo disgraziatamente sempre attuale!) ossia il mondo della televisione come “alcova” e fucina dei mali della nostra società, è nella creazione e descrizione dei personaggi che Infascelli (aiutato nella scrittura dal soggettista Niccolò Ammaniti e dallo sceneggiatore Antonio Manzini) si conferma un sottile manovratore di psicologie e furbo architetto di tensione narrativa. Qualità che ritroviamo anche in questo suo nuovo giallo che, al di là dell’esito prevedibile sin da metà film, si lascia godere per il sospeso, l’accennato, il “non detto” e “non visto” che Infascelli sa dosare e mixare abilmente (e per un regista alle prime armi è una dote da non sottovalutare!). Ma soprattutto gli va riconosciuto il merito di aver offerto a Margherita Buy un ruolo “diverso” (interpreta con misura ed insospettabile aderenza fisica un ex Ispettore di Polizia, Lucia Allasco, richiamata in servizio per risolvere il mistero della scomparsa di alcuni vip, “rei” di aver partecipato insieme, anni prima, ad una puntata del noto “Sara Norton Show”) che insieme a quello della madre fintamente ingenua e sempliciotta di “Caterina va in città” la confermano come una delle nostre interpreti più duttili e sempre convincenti! Vi sono accanto una Francesca Neri/Sara Norton ed un Valerio Mastandrea/il poliziotto Franco Berardi in tono minore ma comunque funzionali allo svolgersi di una trama che spacciandosi per un thriller racconta invece della profonda solitudine e desolazione della razza umana.

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