Regia di Rian Johnson vedi scheda film
L’indice della conflittualità è ormai esploso, raggiungendo un livello di criticità tale da far tremare i polsi. A tutti gli effetti, si è consolidato un quadro generale in cui le posizioni tendono a radicalizzarsi, rendendo impossibile qualsiasi forma di dialogo e l’accettazione di chiunque non appartenga alla stessa campana. Inoltre, le forme di pensiero che fino a poco tempo fa andavano per la maggiore, sono completamente saltate per aria, creando ulteriori scompensi e uno spaesamento che consente ai più spregiudicati/disonesti/istigatori di spacciare come unica soluzione delle ideologie prive di un’effettiva validità/fondamento.
Per fortuna, c’è ancora chi, in mezzo a un marasma definitivamente sfuggito di mano, non accetta la situazione in silenzio e ci mette la faccia per capirci veramente qualcosa, lottando per rimettere ogni pezzo nella casella che gli compete.
Rispettando le elevate aspettative che lo precedevano, Wake up dead man: Knives out ricorre alla sua formula vincente, individuando una serie di fattori che, coabitando tra loro con grondante profitto, sono in grado di far alzare ulteriormente l’asticella, senza accontentarsi di applicare a comando il semplice/ingombrante algoritmo.
In seguito a un fatto spiacevole, il giovane e combattuto parroco Jud Duplenticy (Josh O’Connor – Challengers, La chimera) viene spedito in una piccola e chiusa comunità, al servizio di Jefferson Wicks (Josh Brolin – Non è un paese per vecchi, Weapons), scontrandosi fin da subito con lui per via dei suoi modi irruenti, perentori e fuori dagli schemi.
Quando Wicks viene ucciso durante una messa e l’agente locale Geraldine Scott (Mila Kunis – Il cigno nero, Jupiter) opterebbe per la soluzione più immediata, entra in azione Benoit Blanc (Daniel Craig – Skyfall, La truffa dei Logan), con l’intenzione di risolvere un caso fuori dall’ordinario.
Prendendo al suo fianco Jud, comincia a esaminare lo zoccolo duro della Chiesa locale, con la fedelissima Martha Delacroix (Glenn Close – Attrazione fatale, Le relazioni pericolose), un uomo come Nat Sharp (Jeremy Renner – The hurt locker, I segreti di Wind river) che è affondato nell’alcolismo dopo aver perso tutto e uno scrittore come Lee Ross (Andrew Scott – Ripley, Estranei) che ha perso lo bussola dell’intuizione, senza trascurare Simone Vivane (Cailee Spaeny – Alien: Romulus, Civil war), una donna in cerca di un miracolo per risollevarsi, l’insoddisfatta e rancorosa Vera Draven (Kerry Washington – Scandal, Little fires everywhere), il dimesso Samson (Thomas Haden Church – Sideways, Spider-man 3) e le strampalate ambizioni politiche di Cy Draven (Daryl McCormick – Il piacere è tutto mio, The woman in the wall).
Nonostante tutti gli ostacoli e gli ostruzionismi che ritroverà sul suo cammino, il detective Blanc riuscirà ancora una volta a ristabilire quella verità che nessuno riesce a scorgere.
Wake Up Dead Man - Knives Out (2025): Andrew Scott, Daryl McCormack, Glenn Close, Cailee Spaeny, Kerry Washington, Thomas Haden Church, Jeremy Renner
Scritto e diretto con piglio autorevole e una consapevolezza da primo della classe da Rian Johnson (Gli ultimi Jedi, Looper), Wake up dead man: Knives out allestisce ancora una volta – dopo il prelibato Cena con delitto e il più dibattuto Glass onion - una matrice da giallo valorizzata da tutto il contorno che lo accompagna un passo dopo l’altro, tanto che i segmenti migliori si riscontrano altrove.
Così la commedia si affianca al thriller e non mancano nemmeno venature gotiche, per non parlare di una descrizione istantanea/precisa dei principali individui coinvolti (non per niente, Blanc compare dopo quaranta minuti) che, tra risentimenti profondi, debolezze congenite, fratture insanabili e trascorsi traumatici, costituiscono un mosaico frastagliato e infetto alla radice, con tanto di elemento politico, per cui delle devianze appariscenti passano come unica opportunità da promuovere per risolvere tutti i mali che ci affliggono. In aggiunta, le divisioni proposte sono secche e taglienti, con la fede e la ragione, ma anche una una comunità ermetica che espelle senza indugi qualunque corpo estraneo provi a inserirsi.
In questo prospetto, definito con imperterrita arguzia e altrettanta brillantezza, di scrittura ma anche scenica (vedasi la fotografia di Steve Yedlin - La canzone dalla vita, Cena con delitto compatta in ogni contingenza e maestosa quando i tagli di luce conquistano spazio nell’oscurità), ancora una volta non è tanto la soluzione dell’enigma ad assumere il ruolo di effettiva chiave di volta (va comunque detto che la chiusa alza la voce con ubriacante convinzione), bensì tutta l’umanità che gli gravita attorno e l’innata capacità di modulare i toni senza uscire di strada, arrivando a inserire deviazioni inaspettate/sorprendenti, come uno squarcio di speranza quando finalmente c’è chi sente il bisogno di una preghiera sincera.
Peraltro, e per inciso, all’interno di un registro quanto mai spazioso/variegato/indomito, spicca la deliziosa intesa da buddy movie d’altri tempi che s’instaura tra Blanc e Jud e, più in generale, i personaggi si abbinano alla perfezione agli interpreti.
Nella fattispecie, detto che Daniel Craig si muove con una disinvoltura illimitata/magnetica e che Josh O’Connor offre un’ammirevole prova a tutto tondo, che potrebbe proiettarlo a breve – e con merito - tra i big del settore, Glenn Close lascia il segno con un’interpretazione costellata da fulminanti punti esclamativi, mentre Jeremy Renner, Andrew Scott, Kerry Washington, Daryl McCormack e Thomas Haden Church riescono in poche battute a espletare positivamente il compito a loro assegnato.
Wake Up Dead Man - Knives Out (2025): Josh O'Connor, Daniel Craig
In conclusione,Wake up dead man: Knives out conferma la bontà del brand, nonché le notevoli abilità di Rian Johnson come direttore d’orchestra (per la cronaca, sarebbe bello vederlo impegnato altrove). Una produzione di rara bellezza compositiva a cui il piccolo schermo sta tremendamente stretto, con un timing scoppiettante e molteplici sfumature inserite con giudizio al fine di incrementare il valore complessivo, spostando - di volta in volta - l’attenzione su fattori laterali che – anche per pochi minuti - conquistano la scena.
Tra sapienti giochi di prestigio e rinforzi graditi, tasti dolenti he ci riguardano da vicino e spiragli luminosi, istrionismi succosi e guasti pericolosi, per un formato pensato in funzione dell’intrattenimento ma portatore sano di un’intelligenza che raramente si vede in circolazione, anche in ambiti più elevati/autoriali.
Eclettico e sostanzioso, tanto scaltro quanto competente, cosparso di particolari degni di una standing ovation.
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