Regia di Akira Kurosawa vedi scheda film
Kameda (Mori), “idiota” perché troppo mite e buono, e l’amico Akama (Mifune), iracondo e violento, sono entrambi innamorati di Taeko (Hara), bella amante di un vecchio che ora offre una forte somma a chi la sposa; Kayama intende sposarla. Kameda dice a lei di non farlo, che la sposa lui, ma lei va con il prepotente Akama, perché teme di non poter rendere felice Kameda, che lei ama intensamente. Inoltre c’è un’altra ragazza, Ayako, a sua volta innamorata di Kameda. La storia è modificata e semplificata rispetto al romanzo; Kameda dice che il suo carattere (malattia?) è dovuto a una condanna a morte subita per errore e annullata un attimo prima dell’esecuzione; in realtà questo accadde a Dostoevzkij e non è raccontato nel romanzo.
Il racconto procede per lunghi primi piani, in dialoghi lenti o lunghi silenzi, ma non si tratta affatto di teatro filmato, perché l’espressività straordinaria del film nasce da attenti movimenti di macchina e da scelte di inquadrature dei volti. Anche gli attori principali sono molto bravi nei loro ruoli, molto diversi fra loro. Qualche eccesso melodrammatico.
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