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L'idiota

Regia di Akira Kurosawa vedi scheda film

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La recensione su L'idiota

di sasso67
8 stelle

Kurosawa prende "L'idiota" di Dostoevskij, lo traspone nel Giappone del secondo dopoguerra, e realizza un grandissimo film, probabilmente non al livello di "Rashômon" (1950) e di "Vivere" (1952), che rispettivamente lo precedono e lo seguono, ma altrettanto probabilmente una delle migliori traduzioni cinematografiche dello scrittore russo, tanto da intimidire un dostoevskiano d.o.c. come Tarkovskij. Inutile stare a disquisire ancora una volta sui significati umanistici e cristologici dell'Idiota libro e film, la sede non è adatta né il pulpito sufficientemente elevato. Va detto, però, che si rimane ammirati da questa trasposizione ambientata nell'isola di Hokkaido, nel Giappone settentrionale, sempre coperta dalla neve e sferzata da violente bufere che imbiancano, inesorabili, il paesaggio. La natura è spesso, in Kurosawa, specchio dell'anima, e forse niente meglio di una natura candida ma perennemente in tumulto avrebbe potuto simboleggiare l'animo tormentato di Kameda. È fondamentale, secondo me, la sequenza nella quale Kameda spiega ad Ayako l'origine della propria "idiozia", che risale al giorno in cui lo sventurato dovette attendere una fucilazione sventata da un provvedimento di grazia all'ultimo momento. Nell'imminenza di una morte cruda e ingiusta, il giovane sviluppò - contrariamente al poeta Villon della "Ballata degli impiccati", che sputò veleno e rancore su chi lo guardava con indifferenza andare incontro al cappio - un'irrefrenabile amore verso tutte le creature, verso tutti coloro che aveva conosciuto, e perfino una sorta di rimorso nei confronti di un cane che da ragazzo aveva preso a sassate. Debitore anche verso uno stuolo di attori in stato di grazia (Mori, Mifune, Shimura, ma anche Hara, Kuga, Higashiyama, Chiaki), "L'idiota" di Kurosawa resta uno dei monumenti del cinema giapponese.

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