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Gli angeli di Borsellino (Scorta QS21)

Regia di Rocco Cesareo vedi scheda film

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La recensione su Gli angeli di Borsellino (Scorta QS21)

di speedy34
4 stelle

Se persino il "gladiatore" Russell Crowe (in Italia per la promozione del suo film di Natale "Master & Commander: Sfida ai confini del mare") tra gli ultimi, moderni e veri eroi dei nostri tempi parla con rispetto e devozione del Procuratore aggiunto di Palermo Paolo Borsellino, è chiaro come la figura di questo normale e straordinario uomo (ucciso in un agguato mafioso il 19 Luglio del 1992) sia ancora un’indimenticabile, attualissima e dolorosa pagina della nostra storia. E come ogni buon eroe che si rispetti, accanto troviamo silenziosi ed unici angeli custodi, sei poliziotti al fianco di un magistrato scomodo da eliminare in qualsiasi modo, sei bersagli mobili... "cadaveri ambulanti", sei giovani ragazzi che hanno affrontato il peso di una responsabilità più grande di loro e che hanno pagato con la propria vita l’oneroso prezzo di una vita coraggiosa. Ed il film di Rocco Cesareo "Gli angeli di Borsellino (Scorta QS21)" vuole raccontare i 57 giorni che separarono la strage di Capaci (dove perse la vita il giudice Falcone con tre uomini della sua scorta) da quella di via d’Amelio attraverso gli occhi di Emanuela Loi, una ragazza sarda che non sognava di indossare la divisa, non pensava di impugnare la pistola e non immaginava di diventare, insieme agli altri suoi amici della scorta, il simbolo della lotta contro la mafia. Ma nonostante le buone e lodevoli intenzioni, l’opera di Cesareo (causa una sceneggiatura didascalica ed una messinscena piatta e televisiva) s’impantana in una convenzionale e poco emozionante cronaca e caratterizzazione minima di personaggi che invece avrebbero necessitato di una regia più vigorosa ed incisiva. Ed anche se i principali attori di provenienza televisiva (Brigitta Boccoli /Emanuela Loi, Pino Insegno/il capo scorta Agostino Catalano e Toni Garrani/Paolo Borsellino) stupiscono per inedite e discrete doti di interpreti drammatici, l’onnipresente marchio del piccolo schermo difficilmente ci dà la possibilità di dividere il personaggio televisivo dal ruolo che interpreta così contribuendo a quella mancanza di pathos e verità e resa approssimativa che caratterizza l’intero film.

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