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Gli angeli di Borsellino (Scorta QS21)

Regia di Rocco Cesareo vedi scheda film

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La recensione su Gli angeli di Borsellino (Scorta QS21)

di giancarlo visitilli
4 stelle

Prendete Distretto di polizia e Il commissario Rex, aggiungete La squadra con un po’ di Montalbano… combinate insieme e fate: Gli angeli di Borsellino – Scorta QS21, il film di Rocco Cesareo, da venerdì nelle sale italiane (e perché non in tv!).
Tratto dal romanzo di Francesco Massaro “La ragazza poliziotto. Storia di Emanuela Lioi”, Gli angeli di Borsellino racconta, in parte, i cinquantasette giorni che separano la strage di Capaci, in cui perse la vita il giudice Falcone con la moglie e la scorta, da quella di Via D'Amelio, l’ultima strada percorsa dall’altro giudice Borsellino e dalla sua scorta.
I fatti sono raccontati da Emanuela, una ragazza di Sestu in provincia di Cagliari, che con i suoi colleghi poliziotti della scorta “Quarto Savona 21” (QS21) avevano il compito di proteggere ad ogni costo il procuratore aggiunto di Palermo.
All’inizio, anche se con tanta prudenza (visti i tempi e l’argomento del film), ci si aspettava almeno un film sulla scorta di Borsellino, cosa a cui lo stesso titolo del film allude. In realtà il film di Rocco Cesareo racconta la vera storia di Emanuela Loi, la prima donna poliziotto assegnata al difficile e pericoloso compito di fare da scorta ad un magistrato. Emanuela vive nella paura, nell’ansia, quasi sempre nell’assenza da un compito che le è difficile sopportare, come quando dimentica addirittura di aprire la porta dell’auto al magistrato per cui faceva da scorta. Emanuela non è proprio come gli uomini ‘coraggiosi’ che mandiamo in questi giorni in Iraq, come “carne al macello”, che la tv ci fa sembrare avidi di coraggio e di voglia d’operare per la patria. “Ma quale patria” afferma un carabiniere, con cui si discute del film all’uscita dal cinema (anche lui ha lavorato come scorta per un giudice barese e ammette di essere stato deluso dal film) “molti colleghi partono perché sperano di poter guadagnare qualcosa in più e dare la possibilità ai loro figli di non sentirsi diversi solo perché vanno nella stessa scuola in cui c’è il figlio o il nipote di qualcuno importante”. Aggiunge con amarezza che molti altri vanno in missione per guadagnare qualcosa in più per curare il figlio, ammalato di cancro, citando nome e cognome di un collega morto a Nassyria.
Altro che angeli, li potremmo definire come tanti ‘agnelli di dio’, pronti al sacrificio per espiare le colpe del volere, sempre a braccetto con il potere, dei nostri cavillosi governanti.
Di tutto ciò nemmeno un accenno nel film. Eppure il giudice Borsellino aveva ricevuto lettere intimidatorie, “sapeva di morire”, come sempre racconta Rita Borsellino, ovunque si presenti per continuare ancora a lottare lo stillicidio della violenza e dell’abbandono da parte delle istituzioni degli uomini, come nel caso di suo fratello, abbandonati ad un destino fatale e nefasto. Per suo fratello Paolo era tutto scritto, così come lo era stato per Moro anni prima, e per i diciannove carabinieri di due settimane fa in Iraq.
Il film deGli angeli di Borsellino potrà piacere perché è fin troppo televisivo, è corposo di dialoghi banali, scontati e faciloni, in cui primeggia l’amore. Quello per il compagno/a lasciati a casa, per i genitori e i figli lontani. Finanche per la patria. Si, Gli angeli di Borsellino piacerà alle tante massaie che in casa coltivano le loro speranze in un mondo abitato dai tanti cani e commissari che fanno miracoli, dando addirittura la vita. Piacerà a mia madre, forse alle vostre, ma per certo a tutti coloro che hanno pianto e si son commossi ai funerali di stato. In quanti ci si è posti la domanda vera: “Oddio, oddio, a che tanto sacrificio?”, come s’è udito da un microfono distrattamente aperto durante la diretta dei funerali.
Fra gli angeli a cui Cesareo ha ricucito una parte ve n’è solo uno degno di essere menzionato: Ernesto Mahieux, che nel breve monologo del personaggio mafioso, seppur breve, ci ha ricordato l’ottima prova fornita ne L'imbalsamatore di Garrone. E che dire invece del personaggio di Emanuela, interpretato da Brigitta Boccoli: ex soubrette televisiva, come quella del capo scorta affidata a Pino Insegno. Ad un certo punto eravamo pronti a vedere qualche Maria o Costanzo. Tanto, alla fine, tutti saranno famosi, specie se ci si avvale di soldi del Ministero, sprecati per pellicole simili. Angeli e diavoletti. Mafia Stato – Corruzione e Legalità: l’Italietta del tempo futuro. Almeno rispetto a quel tempo in cui credevamo agli angeli come Falcone e Borsellino.
Giancarlo Visitilli

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