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La farfalla sul mirino

Regia di Seijun Suzuki vedi scheda film

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AndreaVenuti

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La recensione su La farfalla sul mirino

di AndreaVenuti
10 stelle

La farfalla sul mirino è un film giapponese del 1967, diretto da Seijun Suzuki.

 

Sinossi: Goro Hanada è un killer professionista tra i più letali in Giappone a tal punto da essere ritenuto "il numero 3°" dai i vari addetti ai lavori.

Un giorno viene assunto da una donna misteriosa (Misako) per eseguire un omicidio a limite dell'impossibile, Goro accetta ma fallisce; le regole sono chiare, chi sbaglia muore e Goro dovrà vedersela con il "numero 1°", noto come il fantasma (versione italiana).

locandina

La farfalla sul mirino (1967): locandina

Analizzare o semplicemente scrivere due righe su di un film del genere non è semplice in quanto stiamo parlando di una vera e propria opera epocale, non soltanto per il regista ma per l'intera storia del cinema giapponese ed in piccola parte anche mondiale visto che lo stile Suzuki influenzerà un numero clamoroso di registi (da Jim Jarmusch a Park Chan-wook).

 

Suzuki prima di realizzare La farfalla sul mirino aveva già diretto la bellezza di quaranta film, tutti per la Nikkatsu che lo aveva assunto nel 1954 come aiuto regista e poi farlo esordire dietro la macchina da presa nel 1956 con Il brindisi del porto, il suo prima Yakuza movie (Suzuki entrò tuttavia nel mondo cinematografico nel 1948 come assistente alla regia per la Shochiko).

Nel corso degli anni Suzuki si contraddistinse per la sua clamorosa iper-produttività (circa 3 film all'anno) riuscendo a gestire i folli e malsani ritmi lavorativi della Nikkatsu: ossia dieci giorni di pre-produzione, venticique di riprese e tre di post-produzione.

 

Tuttavia film dopo film, in concomitanza con la rivoluzione culturale proletaria/studentesca, Suzuki fa emergere uno stile sempre più provocatorio e fuori da ogni schema; si incomincia ad individuare lo "Stile Suzuki" a partire dal 1963 con La giovinezza della belva umana ed Detective Boureau 2-3, film contraddistinti da una netta variazione estetica rispetto ai precedenti dove surrealismo, astrattismo e pop art si accingono a mostrarsi a scapito di una narrazione lienare.

I vertici della Nikkatsu non apprezzarono assolutamente i cambiamenti di Suzuki, considerati "pericolosi" per l'azienda ed iniziarono ad ammonirlo e ostacolalro fino ad arrivare al bassissimo budget de La farfalla sul mirino; la classica goccia che fece traboccare il vaso.

 

L'opera è deflagrante, esplosiva ed incredibilmente innovativa, andando a destruttuare dalle fondamenta un genere tanto amato in Giappone come lo Yakuza-movie.

Il film incompreso dal pubblico locale fece flop, e la Nikkatsu scelse il regista come capo espiatorio; il presidente stesso della società, Hori Kyusaku, scese "in piazza" offendendo pubblicamente il regista e licenziandolo seduta stante. Celebri le sue considerazioni focose:

 

«I film di Suzuki sono diventati incomprensibili.Suzuki non rispetta gli ordini della compagnia. I suoi film non portano nessun guadagno [...] Suzuki non farà più film ne per conto della mia società ne con altre compagnie. Suzuki come regista è finito. Gli consiglio di aprire un negozio di noodles».

 

Ovviamente la reazione del regista non si fece attendere, denunciando in tribunale la società.

Suzuki venne aiutato da tantissimi addetti ai lavori, in particolare modo i registi della new wave locale (di cui lui faceva ovviamente parte), capeggiati d Imamura e Oshima; tuttavia i suoi film furuono ritirati dal mercato da Kyusaku, impedendone così la proiezione in circoli e cineclub.

Il processo durò tre anni e mezzo e vide vittorioso il regista, con il presidente della Nikkatsu che fu costretto a scusarsi pubblicamente oltre a pagargli un compenso per inadempiezze contrattuali.

Davide contro Golia, una vittoria che trasfromò il regista in una vera divinità ma sfortunatamente per lui ormai era entrato in una lista nera e per circa dieci anni venne eclissato dal settore, dedicandosi così alla televisione ed alla scrittura saggistica.

locandina

La farfalla sul mirino (1967): locandina

Dopo questa doverosa introduzione storico-cinematografica, possiamo parlare del film.

 

L'opera inizia in medias res, raffigurando alcuni topos del cinema noir americano ma secondo dopo secondo, a casua di brusce ellissi si intuisce subito la natura anticonvezionale del film; ed infatti  dopo neanche dieci minuti assistiamo ad un conflitto a fuoco altamente innovativo, a tal punto da spingere alcuni detrattori locali ad etichettarlo come "sgrammaticato".

 

Stiamo parlando della sfida tra il protagonista Goro ed il numero Due. 

Suzuki fa sfoggio di una regia clamorosa, ad esempio ci mostra una parte di scontro con un uso ampissimo della profondità di campo, sistemando il soggetto che spara (Goro) sul fondo dell'inquadratura, lasciando invece in primo piano sogggeti/oggetti in quel momento inutili all'azione.

Oppure fantastico anche lo scambio di pallottole tra il tassista (aiutante di Goro) ed il numero Due.

La scena inizia con il tassista che sta correndo, arma in mano, verso il nemico poi brusco taglio ed il tutto termina con quest'ultimo che finisce il povero aiutante di Goru; qui Suzuki porta all'eccesso il montaggio discontinuo di matrice francese, tipico della nouvelle vague.

Jô Shishido, Annu Mari, Mariko Ogawa

La farfalla sul mirino (1967): Jô Shishido, Annu Mari, Mariko Ogawa

Nel corso del film il regista ci proporrà tantissimi scontri a fuoco, alcuni dei quali molto articolati ed ingegnosi tutti distinti da una regia stratificata dove abbonderanno carrellate orizzontali, panoramiche a schiaffi, macchina a mano ed inquadrature a piombo.

Tra le tante scene meritevoli d'attenzione, pensiamo alla morte del dentista con Goro che spara attraverso una tubatura dell'acqua (sequenza omaggiata da Jim Jarmusch in Ghost Dog).

 

Nel pre finale invece assistiamo a due sequenze deliranti:

 

1) Nella prima Goru è asseragliato all'interno di casa sua, tenuto sotto tiro dal Numero Uno; il protagonista vive nell'angoscia di essere ucciso (non dorme e mangia a stento) a tal punto di pensare al suicidio.

 

2) Tuttavia la memorabilità è nella sequenza successiva, con il nemico che si presenta a casa di Goru dando vita ad una convivenza forzata fissando delle regole, ma ovviamente l'obiettivo è uccidere l'avversario nel rispetto però di queste regole.

Lo scontro è una sorta di metafora del conflitto tra il regista Suzuki ed il presidente della Nikkatsu Hori Kyusaku.

Jô Shishido

La farfalla sul mirino (1967): Jô Shishido

In alcuni frangenti chiave non mancheranno sequenze surreliste ed astratte; Goro in preda ad una crisi interiore ha delle allucinazioni e davanti agli occhi gli compaiono delle farfalle stilizzate (che invadono parte dello schermo).

Un altro elemento predominante è il sesso; estremo e violento viene utlizzato dal regista per raffigurare la violenza intrinseca nell'uomo.

 

Suzuki lavora bene anche sulla gestione della sceneggiatura; il soggetto è semplice ma incredibilmente intrigante, e nonostante il regista giochi di sotrazione (ellissi furiose) alla fine della giostra ci troveremo con una storia che per quanto sia grottesca e surreale presenta un suo senso logico e quindi non è semplicemente un accumulo di scene geniali.

 

Per i neofiti, non spaventatevi per l'aspetto del protagonista Joe Shishido a metà tra il truce ed il grottesco; l'attore nel 1957 si fece operare chirurgicamente per accrescere le dimensioni delle guancie, in modo tale da ottenere ruoli da vilain e drammatici; lavorativamente parlando la mossa si dimostrò vincente, trasformando l'attore in star della Nikkatsu (numerose le collaborazioni con Suzuki).

 

Opera storica dal valore incalcolabile

 

 

 

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