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Amorfù

Regia di Emanuela Piovano vedi scheda film

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La recensione su Amorfù

di speedy34
4 stelle

DUE DEI NOSTRI MIGLIOR GIOVANI ATTORI ITALIANI, SONIA BERGAMASCO ("L’AMORE PROBABILMENTE", "LA MEGLIO GIOVENTÙ") ED IGNAZIO OLIVA ("Come due coccodrilli", "Passato Prossimo"), sono interpreti principali di un film, "Amorfù" diretto dalla torinese Emanuela Piovano ("Le complici"), ma la buona opportunità segna invece una battuta d’arresto nelle loro carriere in ascesa, trovandosi imprigionati in personaggi legnosi, retorici e mal serviti da un copione dalle situazioni e dai dialoghi inverosimili e falsi.
Storia di una giovane specializzanda in psichiatria, Elena (Sonia Bergamasco), che sogna di recuperare i matti ad una vita normale, e del suo "folle" legame con l’estroso e "disturbato" musicista Fausto (Ignazio Oliva), "Amorfù" è la piatta cronaca della nascita, dello sviluppo, del morire e rigenerarsi di una storia d’amore "malata" dove ognuno dei due protagonisti lotta per valicare limiti e confini che, nella follia collettiva e che tutti indistintamente ci accomuna, sono gli ultimi baluardi issati per frenare la nostra libertà.
Ma una confezione "minimalista", una regia ripetitiva ed una poca convinzione degli interpreti (con almeno una scena di recitazione estremamente imbarazzante - quella in cui Carlo, il compagno di Elena, abbandona la casa della sua donna scoprendo che vi ha ospitato il giovane Fausto) riducono un soggetto quantomeno sulla carta sempre valido (un occhio rivolto al mondo delle Comunità Terapeutiche e sui destini di uomini e donne dismessi dai vecchi presidi psichiatrici) all’esile plot di una storia d’amore fragile, inconsistente e banale nei suoi sviluppi narrativi poco verosimili.

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