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Giochi proibiti

Regia di René Clément vedi scheda film

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La recensione su Giochi proibiti

di graffiodiluna
10 stelle

Francia 1940, Seconda Guerra Mondiale, un gruppo di civili fugge dalla città sotto i bombardamenti. Tra questi Paulette, una bambina di 5 anni con i genitori e il suo cagnolino Jock. Durante un attacco aereo il cagnolino sfugge dalle braccia della bambina, lei lo insegue e i genitori inseguono lei, consci del pericolo che corre. Per loro sarà fatale una raffica aerea, ne saranno falciati insieme a Jock  lasciando sola la piccola che, stringendo a se il cagnolino ormai morto, rimane impietrita davanti ai genitori immobili e alla gente che corre in cerca di un riparo. Viene issata su un carro, e,  per alleggerire il carico, una donna strappa il cagnolino a Paulette e lo getta nel fiume, lei lo segue con lo sguardo smarrito e alla prima occasione offerta dall’ennesima raffica salta giù dal carro e percorre la sponda fino a che non riesce a recuperarlo. inoltratasi  nella campagna incontra Michel, un ragazzino di 11 anni figlio di contadini che dopo aver appreso della perdita dei genitori e resosi conto che anche Jock è morto la convince a seguirlo. La porta a casa e chiede al padre di tenerla con loro: sulle prime il signor Dollè dice che non è possibile, poi  finisce con l’accettare, ma non per carità cristiana, bensì per evitare che, come ha detto Michel, venga ospitata dagli odiati vicini di casa, i Gouard, ottenendo anche qualche riconoscimento o ricompensa. Durante la notte il ricordo dei genitori  tormenta Paulette,  che li crede ancora sul ponte ma viene a sapere da Michel che sono stati messi dentro a un buco insieme a tutti gli altri: lei nella sua innocenza crede che lo abbiano fatto per non farli bagnare dalla pioggia e si rende conto che Jock non ha un riparo, così la mattina dopo armata di zappa va in cerca di un posto per seppellire il suo cagnolino. Lo trova in un mulino e qua è raggiunta da Michel al quale esprime il timore che possa sentirsi solo, lui per sollevarla prende una talpa dal nido di un rapace e li seppelliscono insieme. “Puoi metterci anche una croce” dice Michel e ne costruisce una. Maturano così l’idea di creare un cimitero per gli animali e inizia quello che per loro è un gioco, vanno alla ricerca animali morti per ingrandire il loro cimitero rubando croci in quello dei grandi. Ogni croce che si presenta alla loro vista è abbinata ad un animale , quindi quella lunga e sottile sarà per una giraffa, quella di un rosario sarà per un riccio e quella più bella che sta in cima all’altare della chiesa chi lo sa, forse per una persona, come dice Paulette elencando i vari destinatari delle buche. Chi pensa che Giochi proibiti  abbia un qualche risvolto religioso si sbaglia di grosso: quello che disturba, o che si vuole mettere in evidenza, non sono certo le croci o le preghiere che i due bambini recitano come una cantilena durante quello che per loro è solo un gioco fatto con le cose che li circondano, la morte e la guerra. Disturba pesantemente l’assenza dei grandi, egoisti e calcolatori oltre ogni misura, impegnati in quelle che ai giorni nostri potrebbero essere “liti di condominio” , o il prete insensibile, lo stesso che, apprendendo della morte dei genitori di Paulette, invece di consolarla  le consiglia di dire una preghiera, perché  si deve pregare per i morti così saranno accolti in paradiso dal Buon Dio. Disturba il rumore delle bombe, che nei primi minuti fa stringere il cuore per la brutalità e la leggerezza con cui uomini uccidono altri uomini. Disturba vedere due bimbi,  lasciati soli in un contesto già di per sé sconvolgente, fare un gioco che è esattamente lo specchio di quello che hanno intorno. Le loro menti non ne usciranno indenni,  in modo particolare quella di Paulette. Vedere questo film vuol dire accettare di sentire una mano che strappa il cuore e lo spreme, complice anche una bellissima colonna sonora.

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