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Le cinque variazioni

Regia di Jørgen Leth, Lars von Trier vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Le cinque variazioni

di changquan
8 stelle

Von Trier utilizza il metacinema e indaga sulla riproducibilità ed interpretazione della realtà, propone la sua verità. Lo spettatore è disorientato dall'inverosimile e irreale rassegnazione di Leth e si chiede senza trovare risposta se tutto ciò è davvero accaduto.
Von Trier è probabilmente l'ultimo (e unico?) regista in grado di produrre un saggio sul cinema, sul meccanismo del cinema, sull'estetica del film e su ciò che muove il regista verso il film. Detta le regole nei confronti di Leth che diviene il suo alter ego da annichilire per far sì che si generi nuova energia creativa. Il regista vuole colmare quello spazio minimale che è interposto tra perfezione ed umanità: la disumanità che diviene voragine salvatrice. Il suo sodalizio con Leth si sviluppa come relazione sadica tra dominatore e dominato, tema che percorre tutto il cinema del cineasta danese. Von Trier analizza il referente cinematografico svelandolo, lacerandolo, snaturandolo, esaurendolo, in un percorso di purificazione che avvicina l'artista alla sua opera d'arte attraverso regole dettate dall'artista stesso che invece di limitare producono libertà, in una sorta di estremizzata perversione di Dogma 95. La libertà è intesa come rispetto per l'opera e il cinema, che non può essere considerato solamente una successione di immagini casuali e svuotate di senso.
Obstruction #1: "The perfect human-Cuba".
Quattro regole da rispettare: girare il remake in un posto in cui Leth non è mai stato, non utilizzare set, rispondere alle domande che nella versione originale del film non trovano risposta ed utilizzare 12 frames per ogni inquadratura (2- 3 secondi). Il risultato è una sorta di videoclip velocizzato che riattualizza l'originale, ma Von Trier non è soddisfatto; accusa l'amico di essere troppo distaccato e lo punisce.
Obstruction #2: "The perfect human-Bombay".
La punizione per il distacco consiste nel dover girare il film nel posto più miserabile e sofferente del mondo ed avvicinarsi il più possibile al dolore ma senza mostrarlo; inoltre l'attore protagonista dovrà essere proprio Leth che da occhio che riprende diviene oggetto ripreso. Il set scelto è a Bombay, ma il risultato non riesce a soddisfare Von Trier che accusa l'amico di non essere riuscito a "non mostrare"; più l'uomo, anche se per natura distaccato, si avvicina alla sofferenza umana più la vuole far vedere in una sorta di perversione irresistibile.
Obstruction #3: "The perfect human-Brussels".
Von Trier sceglie di sanzionare il mancato rispetto delle ostruzioni precedenti dando un'unica consegna: niente regole. L'assenza di regole pone Leth nella condizione più limitante che potesse accadergli. Non avere regole significa dover rispondere a regole naturali ed istintive annullando il distacco. Il film viene ambientato a Bruxelles e ha per protagonista l'attore francese interprete de "La collezionista" di Eric Rohmer, ma il risultato non appaga.
Obstruction #4: "The perfect human-Cartoon"
E' noto che Lars Von Trier non nutra considerazione verso il genere cartoon applicato al cinema e quindi, per vedere fino dove può arrivare il proprio collega più anziano, gli prescrive un cartoon con la trama di "The perfect human". Il risultato è meno pessimo di quanto ci si potesse aspettare, ma manca ancora un'ostruzione per completare l'opera.
Obstruction #5: "The perfect human"
Leth dovrà montare tutti i materiali delle precedenti ostruzioni e leggere nel fuori campo una lettera scritta da Von Trier che è indirizzata a Lars stesso. La lettera risulta una vera e propria dichiarazione di poetica in cui il regista legge dentro se stesso quell'imperfezione che non si vorrebbe fosse umana ma che invece e la cosa più umana che l'uomo possa avere. Indaga nella sua imperfezione e nelle sue paure senza remore morali, usando il filtro del cinismo, territorio di quella disumanità che gli è congeniale e che più in generale è congeniale all'uomo in quanto tale. Non è mera propaganda cinefila snob e divulgativa. E' crudeltà introspettiva e spietata. Geniale.

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