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Le cinque variazioni

Regia di Jørgen Leth, Lars von Trier vedi scheda film

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La recensione su Le cinque variazioni

di FilmTv Rivista
8 stelle

Se c’è un regista su cui ancora si riesce a battagliare, anzi proprio a “scazzarsi”, questo è Lars von Trier. Sostenitori accaniti vs detrattori acerrimi. Del resto lui non è uno che si tira indietro, che si mette comodo e vive su allori e palme. Al contrario: le rogne va a cercarsele e, quando non le trova, se le inventa. Se le inventa nel vero senso della parola: è un fanatico del falso, del finto, del dispositivo narrativo e cinematografico messo a nudo e scorticato. Dopo Dogville, che è una mappa - proprio con le righe tirate sul pavimento dello studio! - del cinema ipocrita sulle piccole e perfide città (non solo americane: tutto il mondo globalizzato è paese), e arriva a Venezia con un altro lavoro stavolta esplicitamente saggistico e teorico. Certo, tutti i film di LvT sono anche un saggio (di solito diabolico) di teoria della messinscena. Qui, però, si gioca a carte scoperte. Niente trucchi: solo regole e costrizioni. Questo il gioco, ovviamente al massacro: 1 - ci sono LvT e un altro regista, Jørgen Leth, che dev'essere davvero un suo grande amico (se no non si lascerebbe torturare così, prendere per i fondelli in quel modo); 2 - Leth ha girato, nel 1967, un filmetto di 12 minuti intitolato L’uomo perfetto; 3 - Adesso LvT gli fa rigirare quel corto per cinque volte, ogni volta imponendogli delle regole diverse; 4 - La prima volta le regole sono di non superare i 12 fotogrammi per ogni inquadratura, di girare a Cuba e senza set. Non vi diciamo quali sono le costrizioni successive, sempre più ardue e oscene (Bombay!). Ne viene fuori una confessione scostante e commovente, sulla distanza che c’è, e che il cinema non può fare altro che umilmente e violentemente constatare, tra l’uomo perfetto e l’umano (che è quasi sempre disumano). Abbiamo l’impressione che, da questo film, i detrattori di LvT usciranno confermati nella loro idea che il danese sia uno str. e una m. (ma forse gli verrà qualche dubbio) e i sostenitori (che sanno benissimo che LvT è uno str. e una m.) esulteranno per la sua sfacciata e umana crudeltà. Dunque, la battaglia continua.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 2 del 2004

Autore: Bruno Fornara

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