Regia di Jørgen Leth, Lars von Trier vedi scheda film
Uno dei film più "innocui" di Von Trier è anche uno dei più perversi, per il modo in cui mette in scena la difficoltà creativa del suo protagonista, per i tentativi espliciti di ricerca del "brutto", soprattutto per l'arroganza e l'imposizione morale e materiale di Von Trier. Detto questo, resta un mirabile gioco cinefilo che riesce a tenere coinvolta l'attenzione più di quanto ci si aspetti. Un gioco, già. Un gioco al massacro dove, per fortuna, Jorgen Leth esce vincitore. Il suo talento, la sua originalità e il suo senso etico per il suo mestiere (in contrapposizione con la sfacciataggine di Von Trier) la fanno da padrona, e chi guarda questo film, alla fine non potrà che simpatizzare con lui.
Arrogante e presuntuoso, grande grandioso...
I rifacimenti sono molto belli, soprattutto il cartone animato (che Leth odia) e la terza variazione (completa libertà). Ma quello che colpisce di più è soprattutto la poesia visiva dell'originale "The perfect human", a distanza di tanti anni ancora incredibilmente efficace e straniante.
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