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Kes

Regia di Ken Loach vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Kes

di ethan
8 stelle

 'Kes' - secondo lungometraggio di Ken Loach - è ambientato nello Yorkshire a fine anni '60 ed ha come protagonista Billy Casper (David Bradley), un quindicenne che vive con la madre (Lynne Perrie) che lo trascura, il fratellastro più grande Jud (Freddie Fletcher) che lo vessa continuamente, mentre a scuola è uno studente svogliato e scostante, che 'subisce' in modo annoiato le materie insegnate, così come le angherie di alcuni compagni, le punizioni di severi professori e non si appassiona nemmeno giocando le partitelle di calcio, dove viene sempre scelto per ultimo finendo in porta - ruolo sovente destinato ai più scarsi - e poi punito dall'insegnante di fisica-allenatore-giocatore nonché scorrettissimo arbitro che imputa a lui la colpa della sconfitta e lo punisce con una doccia gelata. 

Vagando per la campagna circostante la brutta città dove vive, avvista un gheppio - uccello appartenente alla famiglia dei falchi - e lo porta a casa sua, ruba un libro sulla falconeria e inizia ad addestrarlo: questa attività gli consente di evadere dalla triste quotidianità giornaliera che lo opprime, sperando in un futuro migliore, ma la sua felicità non sarà destinata a durare.

Ken Loach non possedeva ancora quella capacità, maturata nel corso degli anni, di grande narratore di storie con al centro personaggi disadattati, che faticano a vivere in un ambiente che è loro ostile, ma caratterizzati da una grande ostinazione, poiché i meccanismi del racconto non sono perfettamente oliati e qualche crepa dal punto di vista ritmico si osserva - in particolare nella parte introduttiva - ma aveva già dalla sua quello sguardo da umanista, intriso di realismo poetico, che lo contraddistingue ancora oggi: l'autore, per il protagonista del film, che rimanda in maniera netta all'Antoine Doinel de 'I quattrocento colpi', prova un affetto sincero e toccante, un sentimento di pietas, da non confendere con il pietismo e il sentimentalismo, elementi questi deleteri se inseriti in racconti di formazione tipo 'Kes', mentre, per fortuna, sono lontani i toni predicatori-didascalici di cui soffrono i suoi film meno riusciti, tutti appartenenti alla produzione più recente.

Straordinaria, questa è una costante, la resa degli interpreti, con il piccolo David Bradley sugli scudi e tutto il resto del cast che ruota attorno a lui.

Al limite dell'incomprensibile l'inglese parlato nel film: per dare ancor più un tocco di realtà alla vicenda, si optò per utilizzare la parlata della zona dove la pellicola è ambientata, difficile da comprendere - da quel che ho letto - anche per una persona di madre lingua, ma, d'altro canto, il doppiaggio - effettuato distribuendo il film per il mercato americano - snaturerebbe non di poco la forza dell'opera.

Il film di Loach non segue la corrente del Free Cinema, che pochi anni prima andava per la maggiore in Inghilterra, poiché al cineasta inglese, più che i vezzi autoriali, interessa arrivare al 'cuore' di un film, che per lui è sempre l'essere umano.

Voto: 7/8 (v.o.s.).

 

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