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All American Boys

Regia di Peter Yates vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su All American Boys

di degoffro
8 stelle

Commedia sportiva e di formazione riuscita, sincera e vincente. Diretto con classe e gran senso del ritmo dall'abile ed esperto Peter Yates, scritto con intelligenza e garbo da Steve Tesich che poi sarebbe ritornato a parlare di ciclismo firmando la sceneggiatura del meno fortunato ed ispirato "Il vincitore" di John Badham con Kevin Costner (1985). Yates, con saggezza, non rinuncia ai clichè tipici del genere, come dimostra l'inevitabile, giusta, faticosa ed attesa vittoria finale di Dave ed il suo team, davanti alla mamma e soprattutto al papà, dapprima perplesso ed iper critico poi sempre più entusiasta, nella avvincente e conclusiva gara ciclistica, sequenza bella, appassionante e godibile, proprio per la sua necessaria prevedibilità. Al regista però interessa anche fornire un ritratto credibile, fresco, scanzonato, allegro, arguto e vivace di un gruppo di ragazzi adolescenti, spensierati, indecisi, confusi ma anche consapevoli della loro condizione, ad un passo dall'entrare nell'età adulta, finito il liceo. La vera forza contagiosa ed emozionale del film è proprio l'ironico e partecipe affetto con cui regista e sceneggiatore ci parlano dei loro ragazzi, dall'umile "Piccolo", già pronto a sposarsi con la fidanzatina di sempre, al ribelle e deluso Mike che ha dovuto rinunciare alla carriera di brillante giocatore di football per un sfortunato infortunio (un giovanissimo Dennis Quaid che, irritato nel vedere i ragazzi universitari che giocano al "suo" sport afferma "Ogni anno c'è un campioncino nuovo. E gli anni passano e non sarò mai io!"), dal comico Cyril con la battuta sempre pronta fino al vero protagonista, l'"italiano" Dave. Ottimo il confronto padre/figlio che hanno due opposti modi di intendere la vita: "A 19 anni io lavoravo in cava 12 ore al giorno!" ripete imbronciato il padre alla moglie, meravigliandosi del fatto che il figlio non sia mai né stanco né abbacchiato a differenza di quanto non fosse lui alla sua stessa età e stanco di preoccuparsi per Dave, quasi convinto del fatto che "sarà uno spostato, un ciclista spostato". Spassoso l'episodio in cui Dave, ancora onesto ed integro, per l'estate impegnato nella concessionaria di auto usate di papà, vuole restituire i soldi al cliente che ha riportato l'auto rifilatagli dal padre e rivelatasi un vero bidone. Toccante il personaggio della madre, dolce, paziente e premurosa, sempre pronta a mediare tra marito e figlio, brava a sostenere Dave nella sua passione, incitandolo a continuare: "Penso che devi farle proprio ora che puoi certe cose!". Interessante ed efficace anche la descrizione di un contesto sociale in cui non tutti possono avere le medesime opportunità (l'opposizione tra gli universitari snob e i più modesti tagliapietre). Emblematico lo sfogo di Mike, convinto che quella gente (gli studenti) ce l'hanno fatta solo perché sono ricchi, mentre il suo destino sarà di essere sempre e solo Mike, a 20 anni come a 30 come da vecchio. Il fatto poi che gli italiani vengano puntualmente dipinti come imbroglioni, disonesti ed arroganti, sfatando il mito dell'ingenuo Dave non deve purtroppo stupire: il volto deluso, amareggiato e sconfitto di Dave dopo che uno dei ciclisti della squadra italiana lo ha sbattuto fuori strada mentre stava conducendo in testa la gara, infilandogli vigliaccamente una pompa nei raggi della ruota posteriore, esemplifica bene il suo stato d'animo: "Mi sento uno dei sette nani: quello che crede Biancaneve morta!". Tra i momenti clou: la serenata che Dave canta davanti alla stanza di Katherine per conquistarla, l'entusiasmante corsa in bici per raggiungere il camion della Cinzano o quella per inseguire la vespa di una bella ragazza e restituirle il libro che aveva perso per strada. Ma anche la scena finale con Dave che saluta il papà, convertitosi a sua volta alla bicicletta e contemporaneamente si intrattiene con una bella ragazza, questa volta parlando in francese, è davvero simpatica. La battuta più divertente spetta al papà di Dave: "Si fa la barba!" afferma esterrefatto alla moglie che, stupita, replica: " E allora?". "Alle gambe!" è il suo incredulo commento dopo avere visto Dave in bagno proprio mentre, con naturalezza e cantando, si rade le gambe come ogni ciclista che si rispetti. Interpreti quasi tutti sconosciuti ma affiatati, spigliati, autentici, perfetti. Può essere visto anche come un solare e doveroso inno alla utilità ed importanza della bicicletta, mezzo troppo spesso poco apprezzato e raramente protagonista di opere cinematografiche significative. Un film profondamente americano (nel senso migliore del termine) da amare per la semplicità e la genuinità con cui parla allo spettatore, ricordandogli valori e principi che oggi sembrano perduti. Oscar per la migliore sceneggiatura originale (battuti "Manhattan", "E giustizia per tutti", "Sindrome cinese" e "All that jazz"), ma nomination anche per film, regia, attrice non protagonista (Barbara Barrie che interpreta la madre di Dave) - in tutti e tre i casi vittoria a "Kramer contro Kramer" al suo regista Robert Benton e alla non protagonista Meryl Streep - e colonna sonora firmata da Patrick Williams (vittoria a "All that jazz"). Golden Globe quale miglior film nella categoria commedia/musical a scapito di "Oltre il giardino" di Hal Ashby, "10" di Blake Edwards, "Hair" di Milos Forman e "The Rose" di Mark Rydell. Nomination anche a regia (vinse Francis Coppola per "Apocalypse Now"), sceneggiatura (Robert Benton per "Kramer contro Kramer") ed al bravissimo protagonista Dennis Christopher, battuto dal Rick Schroder de "Il campione" di Franco Zeffirelli ma a sua volta vincitore del "Bafta Awards" quale migliore promessa. Peter Yates e lo sceneggiatore Steve Tesich torneranno a lavorare insieme nel successivo, intenso, poliziesco "Uno scomodo testimone" oltre che nel film "Eleni" del 1985, mentre la futura star Dennis Quaid avrebbe ritrovato il suo regista in "Suspect - Presunto colpevole". Daniel Stern, qui giovanissimo nei panni di Cyril, sarà poi uno dei due imbranati e pasticcioni ladri della serie "Mamma ho perso l'aereo". Nel 1985 Steve Tesich è stato consulente di una miniserie Tv in 6 puntate con lo stesso titolo originale del film, trasmessa dalla Rai come "L'America in bicicletta". Il personaggio di Dave è basato sulla figura di David K. Blase che, in passato, come Dave ha condotto alla vittoria la sua squadra nella gara ciclistica "Little 500" al centro del film e che aveva un'autentica fissazione per l'Italia. Nel film Blade fa un cameo nei panni del presentatore della corsa. Secondo fonti ufficiali dell'"Indiana University of Communications and Marketing" la corsa in bicicletta della "Little 500" è nata nel 1951 per raccogliere fondi da investire in borse di studio da destinare a studenti che lavoravano. La corsa è stata creata da Howard S. Wilcox che si è ispirato alla 500 miglia di Indianapolis che suo padre aveva vinto nel 1919. La squadra dei tagliapietre, in originale "Cutters", ha vinto la gara nel 2004, esattamente in occasione del 25° anniversario del film, ed in modo molto simile a quanto raccontato nella pellicola. Pietoso velo invece sul titolo "italiano" del film: l'idiozia dei nostri titolisti è proverbiale, pari solo a quella dei curatori del doppiaggio che fanno parlare con forte accento veneto Dave. Perché anziché tradurre l'originale "Breaking away", letteralmente allontanarsi da, scappare via, ma nel linguaggio sportivo significa anche fare una fuga o mantenerlo così come è si è deciso di inventarne uno peraltro davvero banale e senza senso? Misteri che non troveranno mai risposte adeguate e soddisfacenti.
Voto: 7 e mezzo.

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