Regia di Dalton Trumbo vedi scheda film
Manifesto anitmilitarista scritto (nel 1938) e diretto (nel 1971) dal grande Dalton Trumbo. È la storia della condanna a una non vita che farebbe breccia anche nei cuori più aridi. VOTO: 8½
Venerdì scorso avevo avuto proprio una giornata storta. Alla sera, stravaccato sul divano, decido quindi di guardare un bel film che mi rimetta di buon umore. Tipo un vecchio western dal titolo intrigante. E un titolo come “Johnny Got His Gun” sembrava fare proprio al caso mio. Pochi fotogrammi e scopro che... A) Quello che avevo sempre ritenuto un western non è affatto un western. B) Per tirarsi su di morale questo film è la peggior scelta possibile e immaginabile, roba che al suo cospetto “The Elephant Man” di Lynch diventa sinonimo di ottimismo. Ora, sorvolando sulla mia profonda ignoranza, il film è la trasposizione dell'omonimo romanzo, scritto dal medesimo autore della pellicola, Dalton Trumbo, ma risalente addirittura al 1938. Trumbo, questo è noto, è stata una delle più celebri vittime della caccia alle streghe comuniste nel dopoguerra a Hollywood (e negli USA in generale), arrivando addirittura a scontare 11 mesi di carcere nel penitenziario di Ashland a causa dei suoi trascorsi nel Partito Comunista. Bannato dalla gilda degli sceneggiatori, continuò comunque a scrivere film, sebbene senza poterne reclamare la paternità. Tali vicissitudini spiegano forse come mai un romanzo di enorme successo come quello in questione venne portato al cinema solo dopo 33 anni dalla sua pubblicazione. La storia raccontata è quella del soldato Joe Bonham, giovane recluta, volontario nella prima guerra mondiale, ridotto nel fisico a larva umana dall'esplosione di un colpo di artiglieria che lo ha privato di braccia, gambe, occhi, lingua e volto, tutto in pratica, senza però ucciderlo né ledergli le capacità cognitive. È la conseguente storia della non vita a cui un destino crudele e la stupidità umana lo hanno condannato. La realtà in ospedale, resa in un nitido b/n, si alterna nel film ai ricordi e ai surreali sogni del protagonisti, a colori questi. Si tratta di una superba parabola antimilitarista realizzata con gran classe e senza far sconti allo spettatore, al quale la visione del film non potrà che restare impressa vita natural durante. Una curiosità: diversi spezzoni del film vennero inseriti dai Metallica nel videoclip “One”, anno 1989, cosa che diede a conoscere ai più un film che fino a quel momento non è che avesse avuto gran seguito. E anch'io quel clip devo averlo visto centinaia di volte in gioventù. Senza però mai fare 2+2, evidentemente.
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