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Duello mortale

Regia di Fritz Lang vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Duello mortale

di ethan
7 stelle

'Duello mortale' di Fritz Lang è il primo di quattro film girati dal regista austriaco che la critica ha definito tetralogia antinazista. Essi hanno la caratteristica di avere come sfondo eventi riguardanti la Seconda Guerra Mondiale e di essere stati realizzati - tra il 1941 ed il 1945 - proprio a conflitto in corso.

Il titolo originale è 'Man Hunt', più significativo del nostro, in quanto può prestarsi ad una doppia valenza, poiché l'uomo che viene cacciato può essere non solo Alan Thorndike (Walter Pidgeon), ufficiale britannico che vedremo inseguito in tutto l'arco narrativo del film dal militare nazista Quive-Smith (George Sanders) ma addirittura Hitler che, nella prima straordinaria sequenza, viene letteralmente preso di mira da Thorndike.

E' su questa scena introduttiva, costruita con grande perizia da Fritz Lang, il quale non usa una sola parola di dialogo, che si costruisce il senso del film, la sua sottigliezza e ambiguità di fondo, dove l'autore con l'uso della soggettiva, che ritornerà nell'altrettanto importante scena della caverna, non chiarisce mai del tutto se Alan volesse sparare o solo avere a disposizione del suo mirino il Fuhrer poco prima di essere catturato e sottoposto a tortura pur di firmare un documento che attestasse la prima ipotesi, in modo da aver un motivo per dichiarare guerra all'Inghilterra da parte della Germania.

L'uomo riesce a fuggire e a questo punto l'azione si trasferisce in una Londra nebbiosa, fotografata con contrasti tra luci e ombre da Arthur C. Miller, con una serie ben dosata di inseguimenti nelle stazioni della metro, fughe e duelli nel tunnel della stessa, agguati e tranelli sventati, parentesi sentimentali con una prostituta (Joan Bennett) che leva dagli impicci più di una volta il braccato, fino alla risoluzione finale tra cacciatore e preda, con il secondo rinchiuso, proprio come un animale, in una grotta dalla quale, grazie a un stratagemma, farà volgere dalla sua parte l'estenuante caccia.

Il film di Fritz Lang - che ha come tema di fondo, costante nella sua filmografia, la visione di ciascun uomo come di un potenziale assassino - è costruito con una mirabile tensione crescente, che si inceppa solo in alcune delle scene tra Alan e Jerry (in italiano Jenny...), la prostituta che si infatuerà di lui, in cui l'elemento sentimentale prende un po' troppo il sopravvento, e rifugge dal tipico film di propaganda in voga nel periodo grazie alla delineazione dei profili psicologici dei principali personaggi della contesa, che vengono lasciati volontariamente aperti a più letture da parte dello spettatore.

Bravi i tre protagonisti, che, curiosamente, interpretano persone con una nazionalità diversa dalla loro: l'ufficiale inglese è interpretato dal canadese Walter Pidgeon, il nazista dall'inglese dai modi raffinati George Sanders, e la ragazza londinese è portata sullo schermo dall'americanissima Joan Bennett.

Mentre il doppiaggio italiano azzera tutto (oltretutto lasciando non tradotte le parti in tedesco) in originale possiamo ammirare gli sforzi della Bennett e di Walter Pidgeon nell'adottare un appropriato accento british, mentre la perfetta dizione di Sanders, sia in inglese sia in tedesco, è un po' inverosimile.

Voto: 7,5 (visto in italiano e v.o.).

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