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Le Grand Bleu

Regia di Luc Besson vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Le Grand Bleu

di giansnow89
4 stelle

Mediocre.

Enzo Maiorca, il celebre apneista che ha ispirato il lavoro di Besson con la sua rivalità con Mayol, si dissociò apertamente dal personaggio interpretato da Jean Reno, definendolo come un coacervo dei cliché più deteriori dell’italiano medio all’estero. Fu persino di mano troppo leggera, Maiorca: non è solo Reno ad essere di un’idiozia intollerabile (magari il fulcro della questione fossero solo i luoghi comuni), ma anche la sua controparte – nello sport e nella vita - Jacques. I nostri due prodi protagonisti ingaggiano una lunghissima sfida il cui senso ci appare da subito incomprensibile, e proprio non ce la fa a stimolarci emozioni ed empatie. Besson sbaglia perché situa la sua storia in una terra di nessuno fra il ritorno alla natura/sfida a se stessi (stile Into the Wild) e la spietata competitività sportiva che non fa prigionieri. Gli splendidi scorci da cartolina della Sicilia, le panoramiche sull’azzurrissimo mare, sembrano una captatio benevolentiae verso il pubblico, un filler fra un segmento e l’altro, piuttosto che veicoli di un definito messaggio. Il mare di Besson si fa soltanto guardare, ma non ci pone domande, non ci invita a lasciarci andare alle profondità dei suoi misteri. Soprattutto, non è così tanto in simbiosi coi due protagonisti come Besson vorrebbe farci credere: non più di quanto i due siano in simbiosi col proprio ego. Nemmeno il versante più squisitamente sportivo del film, è granché più efficace, perché la rivalità, già privata di un eventuale sottinteso poetico (il ricercare nell’abisso una risposta a un’inquietudine personale, non c’è), si configura nei ribaltamenti di fronte come un conteggio ragionieristico dei rispettivi record. Non s’avverte la tensione tipica dello sportivo verso l’estasi prometeica per il superamento di un sacro limite: c’è solo tanta paura puerile che uno dei due possa essere migliore dell’altro. La morte sul finale di Enzo-Reno possiamo così ascriverla a quella formula sì tanto fastidiosa, ma veritiera, del “se la è cercata”. Pace all’anima sua, con poche lacrime.

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