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Piccole volpi

Regia di William Wyler vedi scheda film

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La recensione su Piccole volpi

di ZioMaro
10 stelle

Capolavoro fra i più perfetti nella filmografia di un regista sapiente ed eclettico come William Wyler, ma troppo spesso adombrato dai suoi maggiori successi. Eppure è soprattutto per merito di questa pellicola che lo si scopre come uno dei registi hollywoodiani più raffinati. E stupisce come, nonostante “Piccole volpi” abbia ricevuto numerose candidature agli Oscar, di statuette in questa occasione non ne abbia guadagnata neppure una. Forse proprio a causa di ciò che in realtà è la forza del film: cioè di una narrazione spietata e disillusa nel mettere in discussione le radici culturali e morali della società americana (ancora una volta dopo il bellissimo “Jezebel”), qui rappresentata da una famiglia di possidenti di un profondo Sud retrivo, gretto e avido. In funzione di ciò, Wyler si avvale con estremo rigore del montaggio interno, sfruttando al meglio le possibilità della ripresa degli ambienti. L'adattamento di una pièce teatrale sicuramente lo aiuta in questo, ma ci vuole la maestria di un grande per trasformare il salotto, le stanze private, le scale, la balaustra che dà sul salone di una villa signorile americana, in posizioni significative da cui i personaggi attuano le loro strategie di prevaricazione o di disperata ribellione. Una sceneggiatura solidissima e studiata nei minimi particolari ci immerge a poco a poco nel dramma: dalle spensierate, solari, quasi folkloriche scene iniziali all'aperto, all'asfissia dei quattro muri dove si trama, si mente e si odia. Tutte le interpretazioni la assecondano in modo impeccabile. Bette Davis (Regina), musa in quegli anni di Wyler (era perfetta in “Jezebel”), anche grazie a questo film è consegnata alla leggenda della sua recitazione disinvolta e vigorosa: poteva fulminare con lo sguardo chiunque. Ma il film non si regge affatto solo su di lei. Le scene più memorabili le condivide con Herbert Marshall (Horace), il padre di famiglia amorevole e saggio, debole per la malattia. La giovane e bella Teresa Wright (Alexandra), per la quale Wyler avrà sempre un giusto occhio di riguardo (la rivedremo in “La signora Miniver” e nel commovente “I migliori anni della nostra vita”), sa rendere la complessità di un personaggio che dall'ingenuità si emancipa dolorosamente. Recitano assieme ad attori di rispettabilissima formazione teatrale, come Carl Benton Reid (Oscar Hubbard anche nel palcoscenico) o l'indimenticabile Patricia Collinge (Birdie) che diviene protagonista di alcune fra le scene più toccanti.
Ogni cosa è calibrata con precisione, e il risultato non poteva che essere esemplare.
Wyler tornerà a parlare di America qualche anno più tardi ne “I migliori anni della nostra vita”: racconterà il difficile momento dell'immediato dopoguerra con commossa e autentica partecipazione, ma con un po' meno rigore nella messa in scena. Vincerà diversi Oscar che lo consacreranno definitivamente.

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