Regia di Mario Bava vedi scheda film
Realtà simulata, miraggi, voglia di passato remoto, anzi remotissimo, forse per salvarsi dalla standardizzazione e dai nuovi canoni del cinema horror. Bava, più disadorno che visionario, si aggrappa a quel senso ostinato di inabilità familiare, alla sessuofobia psicotica, alle fantasie intrusive aggrappate a un vissuto macamabrente seppellito. Delirante, uterino e con una Nicolodi di smaniosa bellezza.
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