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Il mio viaggio in Italia

Regia di Martin Scorsese vedi scheda film

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La recensione su Il mio viaggio in Italia

di mm40
6 stelle

Sta tutto nel 'mio' del titolo: non si tratta infatti di un excursus a 360 gradi attraverso il cinema italiano, ma di un viaggio personalissimo e in quanto tale dichiaratamente fazioso, tifoso e sbilanciato. E' Scorsese in persona che ci conduce attraverso l'opera di quattro Maestri della settima arte a livello mondiale, artisti che hanno profondamente influenzato con le loro opere la formazione cinematografica del giovane Martin: Rossellini, De Sica, Visconti e Fellini. Il lavoro è mastodontico e dura oltre quattro ore, divise in due parti; il nome che ritorna più spesso è quello di Rossellini, per il quale Scorsese evidentemente parteggia in maniera sfrenata, senza limiti. Scorrono le scene dei film di cui si parla, nulla di inedito nè dal punto di vista delle immagini, nè tantomeno degli aneddoti che il regista italoamericano racconta: e allora a che pro questo documentario? Ce lo svela lo stesso (unico) protagonista, cioè il regista stesso, alla fine delle oltre quattro ore di visione: questi erano soltanto alcuni film che lui ha amato follemente e di cui consiglia a tutti la visione, punto e basta. Un po' pochetto? Certo, ma quantomeno una dichiarazione di intenti assolutamente onesta e condivisibile; se però vi aspettavate di imparare qualcosa di più, di poco o per nulla noto anche sul versante tecnico della faccenda, Il mio viaggio in Italia non fa proprio per voi. Si tratta in sostanza di un lavoro improntato per il grande pubblico, comprensibile a chiunque, anche grossolano se si vuole nella ricostruzione dei fatti narrati; il che è necessario considerando soprattutto che buona parte delle opere di cui si parla - al di là dei 'soliti' Roma città aperta, Ladri di biciclette, La dolce vita e Senso - non sono state viste da una larga parte del pubblico mondiale e neppure italiano (ad es. Il tetto di De Sica, su cui Scorsese si sofferma, o Viaggio in Italia - da cui lo spunto per il titolo - di Rossellini, accolto malissimo in patria, ma già meglio all'estero, specie in Francia). Nei crediti compare un poker di cognomi in sceneggiatura, lavoro presumibilmente più di memoria storica che di costruzione narrativa: oltre a quello del regista ci sono quelli di Suso Cecchi d'Amico, Raffaele Donato e Kent Jones; curiosamente in produzione c'è invece il nome di Giorgio Armani (!). In definitiva Il mio viaggio in Italia è un documentario dalla durata sconfinata e ricolmo di momenti sublimi, ma per i citati - e voluti - difetti (molto limitato, fazioso, poco approfondito) pare un film che avrebbe potuto fare chiunque altro, senza bisogno di scomodare mr. Scorsese. 6/10.

Sulla trama

Scorsese racconta il cinema italiano degli anni '50 e '60, con cui è cresciuto e che lo ha spinto a divenire regista.

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