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Senza fine

Regia di Krzysztof Kieslowski vedi scheda film

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La recensione su Senza fine

di steno79
8 stelle

Il Kieslowski pre-Decalogo è un pianeta poco conosciuto dai cinefili nostrani, ma posso assicurare che riserva piacevoli sorprese e soprattutto che il regista aveva già sviluppato una maestria cinematografica che poi porterà alle vette nella serie televisiva ispirata ai Dieci comandamenti e nei tre film della Trilogia dei Colori (un po' meno a mio parere nella Doppia vita di Veronica). Di questi film pre-Decalogo ho visto "Il cineamatore", "Destino cieco" e adesso "Senza fine" e non ho difficoltà ad affermare che sono tutte opere personali e decisamente interessanti, probabilmente migliori rispetto ad altre che non ho visto come "La cicatrice" o "La tranquillità".

Questo "Senza fine" é un'opera di taglio drammatico/spirituale che mette al centro il calvario di Ursula, vedova di un avvocato vicino alle posizioni di Solidarnosc, morto pochi giorni prima dell'inizio della vicenda, che si districa fra una delicata situazione familiare con un figlio adolescente e un processo politico ad un oppositore che aveva organizzato uno sciopero, negli anni in cui in Polonia era stata dichiarata la legge marziale, che viene difeso in tribunale da un attempato avvocato più cinico e meno idealista rispetto al marito. 

Il film è certamente un'opera grave, volutamente cupa che indaga su un periodo di smarrimento e difficoltà di tutto un paese da una prospettiva prevalentemente femminile, anche se non mancano importanti personaggi maschili che completano un quadro di disillusione e angoscia solo a tratti risollevato da un barlume di speranza (di cui la scena al cimitero rappresenta il momento di maggiore tensione morale e apertura alla trascendenza, come sarà anche nel Decalogo). La sceneggiatura firmata per la prima volta dal suo futuro collaboratore fisso Krzysztof Piesiewicz é concisa e rigorosa e offre il giusto spazio anche a figure minori, fra cui si ricorda soprattutto quella dell'accusato in carcere interpretato da Artur Barcis che poi sarà il muto testimone presente in tutti i capitoli del Decalogo. Da segnalare anche la colonna sonora di Zbigniew Preisner e, nel cast, l'ottima performance di Grazyna Szapolowska che poi sarà l'indimenticabile protagonista di Decalogo 6 e che rende con bravura il tormento del personaggio nei numerosi primi piani che le riserva il regista. Buone anche le prove di Aleksander Bardini nella parte dell'avvocato che si chiama Labrador (!), del citato Barcis, di Marek Kondrat nel ruolo di un collega del marito sempre un po' innamorato di Ursula e da lei respinto, mentre Jerzy Radzywillowicz che fu protagonista de "L'uomo di marmo" di Wajda fa più che altro una comparsata nella parte del marito morto. C'è una scena di sesso di Ursula con un uomo conosciuto casualmente che porta Mereghetti a parlare di "erotismo fuori registro", anche se la scena in sé non ha nulla di gratuito o scabroso. Opera impegnativa, a suo modo militante, "Senza fine" non ha la profondità dei futuri capolavori ma rimane già un esito molto soddisfacente di un vero maestro del cinema europeo. 

Voto 8/10

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