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Palazzina Laf

Regia di Michele Riondino vedi scheda film

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La recensione su Palazzina Laf

di diomede917
8 stelle

CIAK MI GIRANO LE CRITICHE DI DIOMEDE917: PALAZZINA LAF

Qualcuno volo sul nido dell’ILVA di Taranto.

È questa la prima impressione che ho avuto guardando quest’opera prima di Michele Riondino, Palazzina Laf contiene tutta la cazzimma e la rabbia che l’attore tarantino ha sempre manifestato in questi anni anche con i suoi concerti del Primo Maggio alternativi a quello ufficiale. Quasi come se il suo punto di vista sia veramente dalla parte dei lavoratori.

La vera forza di Palazzina Laf è una sceneggiatura di ferro. Riondino che ha anche scritto il film con Maurizio Braucci parte da questa incredibile storia vera, il primo vero e proprio caso di Mobbing italiano, e lo fa evitando qualsiasi retorica che la vicenda comunque poteva mettere in fase di realizzazione.

Nessun taglio documentaristico, nessun occhietto in stile Report. Palazzina Laf è un chiaro omaggio al cinema di impegno civile firmato Elio Petri e che aveva Gian Maria Volontè con la sua faccia il vero portavoce di una Classe Operaia che purtroppo va in Paradiso a causa dei troppi incidenti sul luogo di lavoro e dagli effetti collaterali dell’inquinamento.

E infatti il film si apre con uno dei tanti funerali, giusto per farci capire dentro quale inferno Michele Riondino ci sta portando.

Per sé si riserva il ruolo di Caterino La Manna, un uomo semplice al limite dell’ignoranza estrema. Un uomo che lavora in Cokeria perché non ha altre qualità.

Un uomo che per caso scopre l’esistenza della Palazzina Laf. Una specie di campo di concentramento voluto e creato dai Riva dove confinare i propri impiegati a non fare un “Cazzo” lautamente pagati. Un sistema alienante creato per trasformare fior di ingegneri, informatici e impiegati di alto livello ad operai da fonderia.

Questa strana forma di Mobbing trasforma pian piano queste persone in autentici morti viventi lobotomizzati, ad un passo dal gesto estremo.

Sono persone consapevoli che l’Ilva di Taranto non ha creato nessuna ricchezza aggiuntiva alla gente del posto altrimenti ci sarebbe un indotto fatto di fabbriche di forchette intorno all’Acciaieria; invece, abbiamo campi di calcio con vista inceneritore e tanti morti di tumori assurdi.

Caterino viene inviato dentro la Palazzina per fare la spia al capo del personale (un Elio Germano viscido e schifoso come non mai che non fa rimpiangere l’infermiera sadica di Louise Fletcher del nido del Cuculo di Milos Forman), lui vuole un futuro con la sua Anna e questo è l’unico modo per poter fare carriera senza avere le competenze necessarie per sfondare.

Michele Riondino è bravissimo a farci vivere questo Lager umiliante dove sono costretti a passare il tempo persone che vorrebbero solamente riconosciute le loro competenze, mentre il suo personaggio non riesce a capire quanto sia alienante essere pagato per non fare nulla. Quanti danni alla psiche possa fare essere considerato una vera nullità.

Lo fa scegliendo uno stile che farebbe sbavare il Ken Loach di qualche anno fa, quello arrabbiato e in stato di grazia.

La scena della lettera al Vescovo (dalla scrittura alla consegna) e della cassa integrazione della segretaria del Capo del personale davanti ai tornelli dell’Ilva sono di un’intensità emotiva che non si vedevano da anni nel nostro Cinema.

Riondino ha la fortuna di avere un cast in formissima: Elio Germano da David di Donatello, Vanessa Scalera una demotivata combattente che vive con dignità l’umiliante situazione, Gianni D’Addario l’impiegato zoppo che rutta il suo disprezzo verso l’azienda e che lotta con tutte le sue forze per non finire in fonderia vista la sua disabilità e per finire proprio Michele Riondino che per sé si riserva il personaggio peggiore perché simboleggia quei tarantini che per ignoranza accettano tutto (anche di vendere i propri colleghi e vivere in una zona peggio della terra dei fuochi) pur di avere quei soldi in più che consentono di fare una vita più agiata rispetto a quella di merda che hanno fatto fino adesso.

Palazzina Laf è un film forte e potente da far vedere nelle scuole per insegnare ai nostri ragazzi che “Il lavoro nobilita l’uomo” ma non lo deve rendere simile a una bestia perché la dignità è tutto.

Voto 7,5

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