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C'è ancora domani

Regia di Paola Cortellesi vedi scheda film

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La recensione su C'è ancora domani

di mm40
5 stelle

Finita la seconda guerra mondiale, l'Italia è in ginocchio. Delia, sulla quarantina, vive in un quartiere periferico della Capitale, si occupa della casa e di tre figli, fa piccoli lavoretti di rammendo e soffre le angherie di un marito-padrone, Ivano, di suo padre Ottorino – vecchio bisbetico allettato di cui deve occuparsi proprio Delia – e sogna un futuro migliore per la primogenita Marcella, ormai adulta e in procinto di sposarsi con Giulio.


Che cosa non funziona in questo C'è ancora domani, film osannato da pubblica e critica, promosso come opera di alto valore artistico e vettore di fondamentali istanze femministe? Più di una cosa, in verità, al netto di una serie di meriti tutt'altro che scontati. Non funziona il bianco e nero in odore di neorealismo, tanto per cominciare, adottato esplicitamente per scelte estetiche a ben vedere poco attinenti a una pellicola che, in buona sostanza, di neorealista non ha quasi nulla. Non funziona il personaggio principale, quella Delia magnificamente interpretata da Paola Cortellesi, che qui debutta anche come regista, e che sembra più che altro un vuoto contenitore stipato a fatica di argomenti e ragioni (sacrosanti entrambi, ma) postmoderni: Delia risponde male al suocero, si apparta con l'ex ancora innamorato di lei, perde tempo col soldato americano per strada e, in definitiva, compie un sacco di azioni e dice una buona mole di cose che una donna del 1945, oppressa e sottomessa, non si sognerebbe mai di fare – eppure non è un personaggio contemporaneo, perché la sua sofferenza, il suo dolore, la sua passione emergono indubbiamente lo stesso. Ma risulta un ibrido che veicola gli spunti di discussione necessari in maniera assolutamente didascalica e forzata: e questo non funziona. Così come rimane da chiarire quel finale, che non si vuole qui spoilerare, nel quale il villain di turno (un buon Mastandrea) si pente improvvisamente dopo due ore di botte, cattiverie e nefandezze di ogni tipo, solo perché guardato storto da un paio di donne (di cui non ha la minima stima, ricordiamo) per strada. Mah? Nella disamina delle perplessità, alcuni pregi dell'opera sono comunque già fuoriusciti: C'è ancora domani è un film di speranza, di impegno, di politica se si vuole; un lavoro che denuncia l'insostenibilità del patriarcato e delle condizioni della donna, ancora oggi (il cosiddetto divario retributivo di genere, per dire) e che vive di una trama lineare, forse non particolarmente solida, con ottimi interpreti (anche Vinicio Marchioni, Lele Vannoli, Emanuela Fanelli, Giorgio Colangeli, Paola Tiziana Cruciani, Romana Maggiora Vergano) e alcuni momenti senz'altro azzeccati – la scena di ballo del pestaggio sfiora il sublime, ma è in generale tutto l'uso delle musiche, moderne e improntate alla contrapposizione con le immagini, che risulta assestato in maniera efficace. Sceneggiatura di Giulia Calenda, Furio Andreotti e della regista; al netto di pregi e difetti, si può infine sostenere che, alla sua opera prima, Paola Cortellesi ha già fatto meglio del marito Riccardo Milani. E questa è la vera rivincita sul patriarcato che emerge da C'è ancora domani. 5,5/10.

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