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Mon crime - La colpevole sono io

Regia di François Ozon vedi scheda film

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La recensione su Mon crime - La colpevole sono io

di steno79
7 stelle

"Mon crime" del prolifico Francois Ozon è una commedia giallo/rosa che guarda a un cinema del passato, probabilmente ad Agatha Christie e a film come "Testimone d'accusa" di Billy Wilder, non a caso omaggiato con la protagonista che va a vedere al cinema il suo primissimo film "Mauvaise graine", un pastiche di vari generi con una evidente dimensione citazionista, tutto sommato leggero e a tratti un po' folle. La protagonista Madeleine Verdieu viene insidiata da un produttore teatrale bieco che la sta violentando, si difende sparandogli, viene arrestata e poi assolta e portata in trionfo, ma non ha fatto i conti con l'imprevisto che si presenta nelle sembianze di un'attrice del muto, Odette Chaumette. È un film di chiara impostazione teatrale con dialoghi molto abbondanti, colpi di scena ripetuti, un'evidente sottolineatura della dimensione artificiale del soggetto e dei personaggi, insomma un film in un certo senso quasi metalinguistico con cui Ozon rende i suoi omaggi alla commedia di stampo noir/poliziesca del bel tempo che fu, e sembra prenderci un gran gusto a farlo, con una confezione estetica impeccabile, una fotografia dalle tinte squillanti e sature, una ricostruzione ambientale perfetta. A mio parere il gioco è condotto un po' per le lunghe e i dialoghi così fitti a tratti stancano un po', con qualche scena un po' ridondante, anche se nel complesso il film si raccomanda per la felice intuizione di rivisitare il femminismo ante-litteram in una chiave da pochade a tratti un po' surreale che in genere funziona e si avvale di un ritmo molto sciolto e spedito. Nel cast mi sembra decisamente a suo agio la giovane Nadia Tereszkiewicz di sicuro fascino fisico e buona espressività, ben accompagnata dall'altrettanto inedita (per me) Rebecca Marder e con partecipazioni di lusso della sempre impeccabile Isabelle Huppert in un ruolo un po' sopra le righe, di un Fabrice Luchini esilarante come giudice, di un André Dussolier che lascia il segno in poche sequenze quasi come in Resnais, e del giovane ma promettente Edouard Sulpice. Non sono ancora riuscito a vedere i grandi film di Ozon, ma questo pur essendo forse tra i più commerciali resta brillante e gradevole per un pubblico che voglia riassaporare il cinema degli anni 40/50.

Voto 7/10

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