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Nuovo Olimpo

Regia di Ferzan Özpetek vedi scheda film

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La recensione su Nuovo Olimpo

di scapigliato
9 stelle

Il miglior Ozpetek è almodovariano. Gavino bravo e coraggioso. Film nel film. Cinema che parla di cinema. Depoliticizzato e depurato. Tutti i comprimari da applausi.

Cinema nel cinema e al cinema. Nuovo Olimpo, per chi come me non conosce tutta la filmografia del regista, risulta comunque essere uno dei suoi titoli migliori. Decontestualizzato dal corpus di tutte le sue pellicole da Il bagno turco (1996) a La dea fortuna (2019), preso a sé come unicum, riconoscendone la portata biografica e guardandolo senza preconcetti autoriali né politici – dopotutto il cinema a tematica gay è politico e questo dettaglio ne è poi zavorra – il film non può non risultare intrigante, misterioso, affascinante e voluttuoso, un melodramma in cui si vede tutto l’Almodóvar caro a Ozpetek: colorato, carnale, fisico, caldo.

Le critiche, secondo me infondate, che si leggono qua e là, credo nascano solo dal fatto che si esibiscono uomini nudi. C’è un atavico problema con il nudo maschile nel cinema italiano, difficilmente sdoganabile, ma che in giro per l’Europa e per il mondo invece continua a prendersi il suo spazio come motivo narrativo funzionale o anche gratuito – che male c’è? – della narrazione della mascolinità moderna.

Se escludiamo la coraggiosa erezione di Elio Germano in Nessuna qualità agli eroi (Paolo Franchi, 2007) e i nudi frontali di qualche attore – i nudi da tergo non valgono perché vigliacchi e suonano come marchette – il cinema italiano non ha ancora affrontato pienamente il tabù. Ozpetek invece, in Nuovo Olimpo dedica lunghe inquadrature ai corpi nudi di Damiano Gavino e Andrea Di Luigi. Se questo inquieta, indispone, incomoda lo spettatore, non vuol dire che il film sia da cestinare. Se poi, non si vuole ammettere questo irrisolto con il “fallo”, almeno si eviti di arrampicarsi sugli specchi per demolire un film che non ha punti deboli, né inflessioni narrative. Si è per esempio criticato il trucco che io invece ho trovato efficace. Considerarlo realistico non mi interessa. Preferisco la scelta di usare gli stessi attori, la Ranieri inclusa, e invecchiarli fino ad arrivare anche ad una soluzione posticcia – che è stata invece elegantemente evitata – invece di scegliere altri attori per interpretare i ruoli dei protagonisti da adulti.

Vogliamo soffermarci sulle interpretazioni? Gavino è da applausi. Di Luigi forse è l’anello debole, ma la sua recitazione per sottrazione – voluta o no – è la cifra melodrammatica del suo personaggio, personaggio che subisce, che non reagisce, che osserva, contempla, vive passivamente. La Ranieri è coinvolgente, trascinante, toccante nei non detti.

Vogliamo trovare dei difetti? Credo che oggi fare un film in costume, ovvero ambientato in un’altra epoca anche a noi più vicina, sia un’operazione inutile ed evitabile se si continua a ricercare la verosimiglianza storica e il dettaglio in costumi, trucci, scenografie, etc. Tutto risulta falso e posticcio. Avete presente i film western americani fatti negli anni 2000? Pietosi. Meglio i nostri spaghetti-western che reinventavano tutto, look compreso. Ecco, Nuovo Olimpo ha questo problema che possono avere tutti, soprattutto su piattaforma, dove immagino ci saranno dei parametri estetici da seguire. Ma dato che il segmento ambientato nel passato è abbastanza breve non si fa in tempo a sentire questo distacco, questa lontananza sensibile con l’immagine. Anzi, ammetto che gli interni fumosi del cinema ridiano un’atmosfera che per chi come me non gli ha certo battuti si avvicini molto alla realtà, o almeno a una loro idea.

Personalmente avrei insistito sull’aspetto sessuale e quindi sul nudo, invece Ozpetek preferisce, nella seconda parte, dedicarsi ad altro. Un difetto? Forse no, forse una scelta precisa: l’epoca del trasporto sessuale, dell’innamoramento, della trasgressione, della libertà totale ha la sua dose di corpi nudi, mentre l’epoca della “castrazione”, della “domesticazione” e della pacificazione è autunnale, denaturata, priva di sesso e di corpi nudi ad esclusione di quello di Alvise Rigo che per quanto mi riguarda poteva essere interpretato da attori migliori e più generosi (avete notato come tiene il lenzuolo stretto stretto per non lasciar trapelare nemmeno un pelo pubico? O forse anche questa è una volontà del regista per rimarcare il cambio dei tempi, delle due epoche?).

In conclusione, ritengo Nuovo Olimpo superiore alle critiche ricevute e migliore di tanti altri titoli del regista dove a prevalere è un romanticismo, quello sì posticcio e tossico perché esclude il sesso, il corpo nella sua forma sensibile. Applaudo tutto il cast – notevole e delicata l’interpretazione della Scarano – e non ritengo ci siano passi falsi, incongruenze o altro che possano demotivare lo spettatore (personalmente non voglio film che spieghino tutto, che dimostrino tutto, che aderiscano alla realtà). Tantomeno credo che il film voglia avere un ruolo centrale nella lotta ai diritti della comunità omosessuale e non credo che ci sia una furbata chic politik dietro al progetto del film. Qui il tema dell’omosessualità non è fine a se stesso o con intenzioni provocatorie o di rottura. Qui solo si mette giustamente in scena il dramma della mascolinità che ancora molti italiani non vogliono vedere. Etero inclusi. È un film per tutti. È visibile per tutti.

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