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Whipped - Ragazzi al guinzaglio

Regia di Peter M. Cohen vedi scheda film

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Flavio1979

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La recensione su Whipped - Ragazzi al guinzaglio

di Flavio1979
2 stelle

La brutta figura sarebbe dei maschi? Io dico che è delle femmine e in particolare di quelle che, come la protagonista del film, sfrutta la propria naturale condizione di preminenza psicosessuale per permettersi perfidie, inganni, tirannie su chi, al di là delle maschere da seduttore o da alternativo che è costretto a portare per non essere deriso come sfigato, è soggetto per natura a debolezze erotico-sentimentali (e la ragazza, da vera "bulla" al di là dell'aspetto lo fa, come mostra la finale tavolata femminile, con una prepotenza e un vanto identici a quelli dei bulli da terza media pronti ad usare senza remore la propria "superiorità fisica" contro i ragazzi più piccoli e più deboli). Ho diritto a dirlo perchè mi sento tirato in ballo in quanto assomiglio allo "sfigato" dei tre, quello che è single perchè non trova una donna capace di rinunciare al corteggiamento in cui mi sento tremendamente a disagio.
Quanto agli altri, i tanto vituperati “seduttori” sono semplicemente coloro i quali hanno accettato il gioco voluto e amato dalle donne. Sono infatti per prime le ragazze, disprezzata nei coetanei ogni sincerità di desio, ogni immediatezza di parola, ogni purezza di intenti (è puro quanto è sciolto dai suoi frutti, ovvero tutto quanto si volge esplicitamente a qualcosa desiderato di per sé e non per altri fini), a trasformare l'ars amandi in un ginepraio di adulazioni, di dissimulazioni, di futili cose, in un equilibrio fatto di sguardi eloquenti e parole non dette, movenze inequivocabili e discorsi ambigui, di respingimenti mascherati da accettazioni e di assensi nascosti da negazioni, in un crudele gioco a disprezzare chi apprezza, a fingere di apprezzare chi si vuole disprezzare, ad attirare chi si vuol respingere, ad illudere chi si vuol deludere, a negarsi per invitare ad insistere, per accrescere in ciò il desiderio, per misurare in ciò l'avvenenza, per prolungare con ciò la condizione di preminenza psicologica (in cui si è al primo sguardo e a prescindere da tutto il resto mirate, disiate ad apprezzate per quello per cui si è viste – la bellezza, o, meglio, l'illusione del desiderio, mentre l'altro è costretto a fare qualcosa per essere accettato), per costringere in ciò la controparte a soffrire ed offrire sempre di più, a premiare chi resiste ai dinieghi e inventa nuovi modi e sorprese, a fuggire per essere seguite e a lottare come chi non vuol vincere. Chi si abbandona all'ingenuo trasporto per la bellezza (senza fingere falsi interessi, senza simulare apprezzamenti per doti interiori che senza un contatto solus ad solam non possono essere nemmanco rilevate, senza raccontare favole su progetti di vita privi di senso prima di poter conoscere intimamente una persona), chi si lascia andare alla debolezza sentimentale (del confidare quanto prova nei sensi e quanto vorrebbe nell'animo, senza nascondere il bisogno di contatto umano con chi, proprio in quanto universalmente mirata, amorosamente disiata e socialmente accettata, può farlo sentire apprezzato a sua volta, dietro la maschera del “conquistatore” o “dell'uomo che non deve chiedere mai”) finisce per dover cercare la propria amata nell'aurea di idealità armoniosa e beata del plenilunio e per continuare a confidare i “teneri sensi” e i “tristi e cari moti del cor” con le vaghe stelle scintillanti. Essere costretti, nel “bel gioco della seduzione” (bello in realtà solo per chi come le donne sta per natura dalla parte del banco che vince sempre, o comunque dell'esaminatrice che può prendersi tutto il tempo e il modo per valutare con calma l'eventuale presenza o eccellenza, in chi la corteggia, delle doti da lei volute, principiarne a godersene la presenza o a irriderne l'assenza, mentre l'altro soffre e spera o comunque prova la tensione di un esame piuttosto che il rilassamento di un diletto serale, e decidere se divertirsi con lui su di lui), a tentare con n donne diverse sperando che la n+1 esima sia quella giusta, e sperimentando ogni volta l'illusione (senza illudersi di trovarsi innanzi al propri ideale sia estetico sia sentimentale non è possibile convincersi ad affrontare certe fatiche e certi rischi) e la delusione (non si può pretendere che proprio la donna da cui siamo a prima vista attratti sia quella che cerca proprio le nostre eventuali doti di fisico, di sentimento o di intelletto) può rendere solo o insensibili (come il dongiovanni) o misogini (come me, che in effetti non odio le donne, ma le evito cordialmente per evitare ferimenti, inganni, perfidie e tirannie e quindi ho come unica occasione di contatto quella commerciale con le sacerdotesse di venere, in cui l'amore può essere goduto perchè recitato). Non ci si può meravigliare o dolere del fatto che chi, volente o nolente divenuto esperto in tale “arte” dopo una fanciullezza di inganni e ferimenti o comunque di dure prove, si prenda indietro con gli interessi quanto ha dato. Ovvero ne approfitti. In ogni caso i “casanova” non sono affatto mossi da volontà di vendetta, da intenzione di ferire, irridere o umiliare le donne nell'amore: seguono semplicemente il loro naturale istinto poligamo, volto a mirare, seguire e cercare di ottenere la bellezza non appena questa si mostra nelle lunghe chiome, nel claro viso, dell'alta figura, nelle membra scultoree, nelle lunghissime gambe levigate, nella pelle liscia ed abbronzata, nelle forme rotonde del petto, nella piatta perfezione del ventre e nell'altre grazie ch'è bello tacere. Se esistesse un modo per godere della bellezza nella vastità multiforme delle creature femminine senza far soffrire neanche una di esse lo seguirebbero. La donna del film invece è mossa da mero impulso di vendetta, dalla volontà sadica di “punire” gli uomini che hanno la sola colpa di essere riusciti a vincere nel crudele gioco imposto dalle donne, dall'intenzione cosciente di usare la propria bellezza (e la debolezza sentimentale da essa indotta) per ferire nel profondo, irridere nel disio, umiliare in pubblico e in privato e far patire indescrivibilmente nel corpo e nella psiche i maschi che non accettano la tirannia femminile nel corteggiamento e nella monogamia. Ma poi, care donne, ha diritto a “punire” chi per prima male agisce? Il primo in ordine di tempo ad essere ingannato e ferito tramite l'arma erotico-sentimentale è il fanciullo, non la fanciulla, se non altro per una disparità temporale nell'ottenere dalla natura o dal mondo le armi per essere disiati. Prima fate le stronze con chi si avvicina a loro mosso dall'ingenuo trasporto per la bellezza. Prima trattate con sufficienza o con aperto disprezzo chiunque mostri di possedere ancora l'intatta fralezza (d'animo) e la pura ingenuità (di disio) del fanciullino, e poi vi lamentate delle conseguenze. Ovvero che una volta divenuti uomini gli uomini non abbiano più quella sincerità di sentimento e quella purezza d'amoroso disio che avevano da fanciulli. Ma voi li (ci) avete rovinati. Voi per prime non accettate che ci si avvicini a voi sinceramente, con la spontaneità di disio con cui ci si volge alle bellezze della natura o con la sincerità di sentimento con cui si parlerebbe ad anime confidenti ed amiche, ma volete che si fingano falsi interessi e fittizi progetti, che non si dica apertamente di disiarvi per le grazie del corpo come ma che si finga di apprezzare quanto non appare (e forse nemmeno esiste), o di sognare chissà quali fiabeschi progetti futuri. Voi per prime non concedete mai nè le vostre grazie nè le vostre anime a chi non si atteggia da conquistatore, o non si mostri sempre "in sè" pronto a compiere imprese (da loro imposte) o a superare esami (da loro presieduti) rifiutate con sdegno e ribrezzo chi si abbandoni alle onde della voluttà o del sentimento come ogni fanciullo non ancora addestrato ad essere "conquistatore" vorrebbe fare. Voi siete la causa prima non causata. E' ovvio che chi impara da voi a fingere interessi, a dissimulare intenzioni e a giocare con i sentimenti e i desideri di natura ne approfitti. Non accettate che ci si lasci andare con voi come si farebbe con un'amica (esprimendo con naturalezza quanto si prova e quanto si vuole), con un'ascoltarice (cui confidare le pene e gli affanni quotidiani e nascosti) o comunque con una persona-rifugio per i tormenti del vivere e per le speranze del sognare (chi lo fa rimane a confidare alla luna i teneri sensi e i tristi e cari moti del cor), ma fungete voi stesse da motore di tormento, di pena e di affanno, pretendete la fatica della conquista, pretendete che si reciti da giullari (cui irridere) o da seduttori (per compiacerle), misurate la vostra avvenenza da quanto qualsiasi maschio è disposto ad offrire e soffrire per voi. P.S. Non rigirate la frittata chiamandomi "eterno immaturo" (come se maturare dovesse coincidere, anzichè con il capire dove siano gli inganni della natura e dove i propri interessi, con il sottomettersi alla società monogamica ed alle donne): quando ero adolescente credevo nell'amore (ci credevo a tal punto da non voler mai nominare quella parola a sproposito: ecco perchè non ho ingannato donzella alcuna). Lo studio dei saggi e soprattutto la scienza della vita mi ha reso “misogino e misantropo”. P.P.S. Non osate censurarmi come "maschilista". Sono stufo di vedere attribuito questo titolo a chiunque si opponga non tanto all'emancipazione femminile, ma alla rappresentazione di femmine che fanno le "stronze" e vengono giustificate o esaltate dalla cinematrografia.

Sulla trama

Mi scaldo troppo per una commedia? Qui si ride delle sofferenze maschili (dietro al vantarsi di portare la maschera del seduttore o dell'alternativo, nel timore di passare per sfigati come il terzo dei tre, e al ritrovarsi per narrare presunte imprese non può esservi che tristezza). Ed io che ho perso un amico suicida perchè ha creduto nell'amore mi sento toccato. Le donne che ridono e gli uomini che le giustificano sono tutti corresponsabili! E meritano da oggi un decennio di sfighe. Ingigantisco il vostro ragionamento per mostrarne l'assurdo.
Nella tavolta finale le donne ridono di noi e dicono che siamo tanto stupidi da farci mettere al guinzaglio e che loro fanno bene a mettercelo?^ Che sarebbe se io ridessi del fatto che le donne sono fisicamente troppo deboli per difendersi dai bruti, e le insultassi per questa loro debolezza dicendo a chi cade vittima di una qualche costrizione “peggio per lei” o addirittura “io mi diverto” o “egli ha fatto bene”? Perchè la cavalleria deve essere a senso unico e le debolezze erotico-sentimentali degli uomini non devono essere protette da pari leggi e costumi?
Detto per inciso, per difendere le fanciulle dai bruti vi sono gli organi di polizia e le leggi, ma per difendere i fanciulli dalle stronze non sono nè state istituite leggi nè tantomeno si sono instaurati costumi (stupdità cavalleresca e demagogia femminista incentivano al contrario lo stronzeggiare senza limiti nè remore nè regole, dato che permettono alla donna letteralmente di tutto davanti all'uomo senza dover temere le reazioni per via del suo status di intoccabile che la rende arrogante peggio delle scimmie sacre del templio di Benhares).
Sono stanco di sentimi appioppato il termine "maschilista" appena faccio notare che la visione politicamente corretta in senso femminil-femminista contrasta (come in questo film) con ogni evidenza, ogni etica, ogni logica, ogni ragione e persino ogni istinto.
Qui si rappresentano femmine che fanno le stronze e le si giustificano
pure! Preferisco di gran lunga fare la figura del misogino che quella dell'imbecille.
Non ho bisogno di film americani, né di opinioni di registe donne, per capire che l'amore è un inganno dato alla natura agli uomini per propagarne la specie (e quindi totalmente avulso dagli interessi e dai bisogni, materiali come psicologici, degli individui), che nasce da una debolezza erotica divenente poi (sotto le opportune condizioni) sentimentale, che caderne in trappola non dipende né dalla volontà, né dalla cultura, né dall'intelligenza individuali (giacchè la natura agisce con il genio della specie in quanto di più profondo e irrazionale vi è nell'uomo e di cui questo non può per scelta propria non sentirne bisogno) e che quindi le donne (siano esse o meno intenzionalmente stronze) sono pericolose in quanto potenziale fonte di perfidie sessuali, inganni amorosi, tirannie erotiche e sbranamenti economico-sentimentali.
Ecco che per il 2011 eviterò accuratamente qualsiasi contatto con il cosiddetto gentil-sesso non sia protetto da accordo commerciale e recita dischiarata: solo sacerdotesse di Venere Prostituta.

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