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Amsterdam

Regia di David O. Russell vedi scheda film

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Souther78

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La recensione su Amsterdam

di Souther78
7 stelle

I ricchi che vogliono conquistare il mondo e soggiogare le masse? Tematica di estrema attualità. Tratto da una storia vera, trova proprio in essa, e negli scorci di verità sparsi qua e là nell'opera, il suo senso più profondo. La narrazione, invece, fa di tutto per rendersi inverosimile ed eccessiva. Opera di denuncia assai più che intrattenimento.

Nel 1934, il generale Smedley Butler rivela di essere stato avvicinato da alcuni facoltosi industriali, interessati a instaurare un governo autoritario negli Stati Uniti. Se vi ricorda qualcosa, è perchè quel "sogno" oggi si è realizzato e ci viviamo dentro. Sogno di pochi, incubo per molti. Come tenere a bada i molti? Semplice: convincendoli a combattersi a vicenda, e a credere matti quelli che li mettono in guardia. Il buon vecchio trucco del dileggiare e accusare di follia, senilità, corruzione, o semplicemente... ammazzare. Tutto questo viene descritto in modo esemplare in Amsterdam, a volte in modo plateale e diretto, e altre volte più sottilmente. Eccezionale il riferimento al Vril, e alla "razza superiore" che "viene da un'altra galassia". Chi ha studiato un po' Biglino e Malanga sa perfettamente di cosa stiamo parlando. Memorabili i "nazisti" che il regista ci mostra come degli automi, trasferendo perfettamente il senso di esaltazione, ma, soprattutto, di alienazione, che li contraddistingue: sembrano, infatti, agire con il pilota automatico, nel farsi trascinare dalla "fede" in pseudo-ideali. E i tafferugli per motivi razziali ci mostrano acutamente questa umanità lacerata al proprio interno, e, così, incapace di alzare gli occhi a vedere i veri nemici. Del resto, come dar torto all'autore, se poi ti guardi attorno e vedi persone a proprio agio con cieli inondati di scie chimiche, solo perchè.... in tv non ne parlano (o, se lo fanno, è per dare dei matti a quelli che denunciano ciò che sta sotto gli occhi di tutti). E che dire di quelli che, invece, danno del matto a chi dice che Gesù e gli dei biblici erano alieni... e poi perfino i canti natalizi dicono "tu scendi dalle stelle"? Insomma, le tematiche occulte dietro a quest'opera, che certo sfuggiranno al 99% delle persone (che probabilmente penseranno anche che la parola "Vril" se la sia inventata il regista), sono fondamentali e ciò che sembra trapelare è una denuncia di grandi verità, ma, soprattutto, del motivo per il quale non se ne possa parlare apertamente, dovendo quindi ricorrere a simili espedienti, quali la "fantascienza", le metafore, e gli accenni: se solo ti azzardi a dire la verità, la tua reputazione sarà screditata e tutto ciò che hai fatto verrà distrutto. 

 

Sotto il profilo eminentemente artistico, la narrazione risente pesantemente di uno stile esasperato, e di gravi limiti narrativi: molte situazioni sembrano surreali, e inutili, finendo per appesantire la trama inutilmente. L'occhio di vetro del protagonista sembra l'antitesi di quello "vero" del tenente Colombo: mentre il primo dovrebbe essere immobile, si muove... e il secondo, che dovendo sembrare vero, avrebbe dovuto muoversi... stava invece fermo. Ma oggi, con l'alta risoluzione, certi espedienti sembrano francamente inaccettabili: meglio sarebbe stato, semmai, limitare i mali del protagonista alla schiena. Insomma, l'eccesso che avrebbe dovuto esimere l'opera dalla banalità, la scaraventa invece nel mediocre. Si salva l'estetica, con buoni costumi, una fotografia azzeccata e creativa, e, naturalmente, la recitazione, con Christian Bale che, se da un lato sembra aver definitivamente abdicato dal ruolo di eroe, dall'altro si conferma abile trasformista nell'aspetto e nella recitazione. 

 

 

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