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Indiana Jones e il Quadrante del Destino

Regia di James Mangold vedi scheda film

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La recensione su Indiana Jones e il Quadrante del Destino

di ilcausticocinefilo
6 stelle

 

 

Un Indiana Jones crepuscolare. E, probabilmente, non poteva essere altrimenti. Superando la baracconaggine de Il teschio di cristallo, qui regista e sceneggiatori tentano un’operazione simile a quella portata avanti con Logan. Dunque, imbastire una sorta di canto del cigno di un personaggio ormai assurto a mito, che si trova indi a fare i conti col proprio passato e a sopportare il peso delle proprie scelte. Comporre un’elegia di un qualcosa che grande fu ma ora non può più essere, perché i tempi sono cambiati e con essi anche il protagonista (e ciò trasporta la riflessione anche fuori dal contesto filmico, diegetico, per proiettarla verso il mondo dello spettatore, oramai aduso a ben altro intrattenimento [e guarda caso il film ha fatto flop…]).

 

 

Harrison Ford

Indiana Jones e il Quadrante del Destino (2023): Harrison Ford

 

 

Tutto ciò ha attirato gli strali di quanti vi hanno addirittura ravvisato un “tradimento” del personaggio (qualunque cosa significhi…) e hanno lamentato una generale monotonia (dimentichi che l’azione perpetua e il susseguirsi concitato non fanno necessariamente il paio con pathos e suspense, vedi appunto il quarto capitolo). Si può forse concordare vengano, talvolta, un poco a mancare la giocosità e leggerezza del passato, ma pure ne Il quadrante del destino in realtà, a ben vedere, ritornano puntualmente a fare capolino, pur inserite nella cornice da fine di un’epoca di cui sopra.

 

Insomma, non si prende affatto eccessivamente sul serio, il film. E, come al solito, è anche inevitabile stante le ripetute iperboli alla base della narrazione (ma a ciò dovrebbero esser specialmente abituati proprio quelli che si dichiarano fan “traditi”). La trama, infatti, già da subito rivela una componente sorniona nel riportare Indiana Jones a scontrarsi coi nemici di sempre, i nazisti. E poi nell’incentrare il prosieguo su uno strabiliante meccanismo architettato nientepopodimeno che da Archimede in persona (marchingegno che permette, peraltro, di portare avanti piuttosto intrigantemente la riflessione in merito al tempo e al peso del passato).

 

 

Boyd Holbrook

Indiana Jones e il Quadrante del Destino (2023): Boyd Holbrook

 

 

Inoltre, seppur gravate talvolta da una CGI piuttosto eccessiva, nel film sono presenti almeno un paio di sequenze d’azione da ricordare: la corsa su tuk-tuk per le vie di Tangeri e l’assurdissimo inseguimento a cavallo (con tanto di metaforico nonché baldanzoso “dito medio” in direzione di quei rompiscatole di astronauti, esponenti “di spicco” del nuovo che avanza inesorabile, per la verità non necessariamente negativo ma neppure per forza positivo: piuttosto, da analizzare e affrontare, anche [o soprattutto?] per il tramite dello studio, del volgersi al passato al fine di meglio comprendere il presente, che è alla fine ciò che il protagonista vorrebbe facessero i suoi stessi studenti e, per esteso, gli spettatori al cinema [mentre invece si trova a fare i conti con un nuovo idealizzato e “consumato” avidamente, e un vecchio che d’altra parte non sembra interessare più nessuno]).

 

A far da contraltari a quanto di positivo indubbiamente c’è, vi sono altrettanto sicuramente talune lungaggini (mai capaci però di indurre il tedio assoluto), qualche buco narrativo, certe sequenze d’azione mancanti di respiro od efficacia, alcuni comprimari poco sviluppati o poco convincenti (se Jones e Mikkelsen nei panni rispettivamente del collega e del perfido nazista divertono, Waller-Bridge in quelli della figlioccia alla lunga si rivela alquanto tediante, sempre uguale a se stessa in quanto a saccenteria e finto atteggiamento distaccato).

 

 

Harrison Ford, Mads Mikkelsen, Toby Jones

Indiana Jones e il Quadrante del Destino (2023): Harrison Ford, Mads Mikkelsen, Toby Jones

 

 

Ma il finale – pur sempre in pericoloso equilibrio sulla linea del ridicolo –, specie per quanti siano cresciuti con le avventure dell’archeologo più ipercinetico di sempre, riesce sorprendentemente a toccare le corde dell’emozione: si può dire sia l’epilogo perfetto, per il personaggio, il ritrovarsi proprio lì. Per non parlare della conclusiva immagine.

 

Tutto considerato, insomma, questo quinto viaggio nel mondo esageratissimo dell’archeologo con frusta e cappello intrattiene a dovere, non lesinando riflessioni affatto scontate (seppur talvolta soltanto abbozzate), e superando il rischio di ilarità involontaria ad ogni nuovo giro, per chiudersi su una nota pindarica come da marchio di fabbrica. Nulla di sensazionale, nulla da inserire negli annali, nulla di imprescindibile, ma neppure un obbrobrio audiovisivo. Anzi. Si potrebbe dire sia qualitativamente da porre al livello de Il tempio maledetto, anch’esso un buon film, un poco più “cupo”, incapace però di reggere il confronto con gli altri (degli anni '80). E pazienza, poteva esser molto, molto, ma molto peggio.

 

 

Harrison Ford

Indiana Jones e il Quadrante del Destino (2023): Harrison Ford

 

 

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