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Indiana Jones e il Quadrante del Destino

Regia di James Mangold vedi scheda film

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La recensione su Indiana Jones e il Quadrante del Destino

di Marco Poggi
6 stelle

Indiana Jones è invecchiato e solo, ma la giovane Helena, figlia del suo migliore amico, lo coinvolge nella ricerca del quadrante di Archimede. James Mangold dirige un canto del cigno della saga dignitoso, ma non perfetto, in cui abbondano i flashback ambientati negli anni '40 (con tanto di Harrison Ford ringiovanito in CGI) e i soliti nazisti.

1969: Indiana Jones è invecchiato e vive da solo, lasciato dalla moglie Marion, che gli ha mandato le carte per il divorzio, a causa della morte del figlio in guerra, ma la giovane Helena, figlia del suo migliore amico, lo coinvolge nella ricerca del quadrante di Archimede. James Mangold (quello di "LOGAN THE WOLVERINE") dirige un canto del cigno della saga dignitoso, ma non perfetto, in cui abbondano i flashback ambientati negli anni '40 (con tanto di Harrison Ford ringiovanito in CGI), i soliti nazisti - che tornano anche nel 1969 - e le location più esotiche, fra cui la nostra Siracusa. Toby Jones e Mads Mikkelsen, nei ruoli dell'amico di Indy e del cattivo nazista, sono adeguati, ma non troppo. John Rhys-Davis riprende il ruolo di Sallag, ma praticamente è una comparsa, come persino Antonio Banders, che è pure una new entry. Accanto ala giovane Phoebe Waller-Bridge, nel ruolo di Helena, c'è il giovane Teddy, uno psudo-Shorty, col pallino del furto (Ethann Isodore), che compongono una coppia di truffatori davvero simpatici. Harrison Ford, nonostate l'età, se la cava e regge bene il film, ma la saga è durata due pellicole di troppo, il finale migliore non è certo questo, ma quello del 1989, inoltre l'assenza di Steven Spielberg alla regia si fa sentire, benché Mangold si difenda bene. Non ci si annoia, questo è un bene, ma com'è triste vedere uno degli eroi cinematografici degli anni'80 invecchiato, come Indiana Jones, che nemmeno ha più quella faccia da schiaffi e la sbruffoneria di un tempo, rimpiazzate dal pessimismo e dal cinismo della vecchiaia. Finale stravagante, ma non quello che ci si aspetta.    

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