Espandi menu
cerca
Vengeance

Regia di B.J. Novak vedi scheda film

Recensioni

L'autore

Souther78

Souther78

Iscritto dal 13 gennaio 2007 Vai al suo profilo
  • Seguaci 6
  • Post -
  • Recensioni 233
  • Playlist 2
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Vengeance

di Souther78
6 stelle

Miti e leggende del mondo contemporaneo, tra gente che si crede dotta e di larghe vedute, e finisce per scoprirsi presuntuosa e ignorante, e gente semplice che si rivela più capace di comprendere la realtà attorno a sè. Uno spaccato, a volte eccessivo e un po' ridicolizzante, di una società sull'orlo del baratro.

Vengeance è il tentativo di riflettere sugli Stati Uniti, contrapponendo due realtà che sono tradizionalmente considerate antitetiche: New York e Texas, e, più in generale, stati del nord East Coast e stati del sud tradizionalisti, nonchè democratici e repubblicani. Per riuscire nell'impresa, anzitutto sono state estremizzate le caratteristiche, soprattutto dei texani, raffigurati negli aspetti più grotteschi e caricaturali della peggiore "periferia". Del resto, sarebbe bastato prendere un cittadino medio milanese già negli anni '80 e contrapporlo a un cittadino medio della provincia cremonese, per trovare differenze abissali, e probabilmente ridicole agli occhi di ambedue.

 

La narrazione ha ritmi e situazioni tipici delle commedie, ma lo sviluppo ammicca al giallo/thriller, pur non scadendo mai nel drammatico. La sensazione di massima è quella di un atteggiamento simile alle commedie italiane che, nel contrapporre personaggi del nord ad altri del sud, esordiscono ridicolizzando quest'ultimo, salvo poi concludere che quelli del nord sono dei cretini vuoti, montati, pieni di sè e superficiali. Insomma, tutto il mondo è paese. In questo caso, però, e tra l'altro anche un po' a sproposito, alla contrapposizione delle mere abitudini si somma quella del "complottismo": questo fantastico termine, coniato per delegittimare chiunque critichi il potere, sta dimostrandosi l'ennesimo portento mediatico del forum di Davos, degli amichetti di merende Schwab, Gates, Rothschield, & co. Tanto che, dopo aver usato i (propri) media per propagandare ad arte questo nonsense assoluto (cioè che chiunque sospetta di collusioni e corruzione di politici da parte di multimiliardari sia un cretino paranoico), ormai le società occidentali si sono riempite di volenterosi kapò, cioè persone comuni di buone intenzioni, talmente ottuse da credersi diverse spanne più su del prossimo, e quindi da zittire e perseguitare chiunque esponga ragionevoli e circostanziati dubbi. Come quando tu indichi le scie nel cielo, che invece di scomparire si allargano e coprono il sole, e quelli intorno a te, invece di chiedersi come e perchè, dicono che il matto sei tu. Ecco, così accade in questo lungometraggio, in cui il protagonista incarna perfettamente lo stereotipo del cittadino "intellettuale" ed evoluto, che cita libri e autori che non ha nemmeno letto, mentre addita i redneck texani come degli sciocchi complottisti. Difficile comprendere fino a che punto il regista intendesse schierarsi pro o contro una delle due tesi, ma certo è che la conclusione del film sembrerebbe suggerire che effettivamente i cretini non siano i cosiddetti "complottisti" (che poi sarebbero coloro i quali complottano, e non coloro i quali denunciano i complotti altrui, ma per la propaganda era necessario usare un termine di impatto, tanto bastava renderne comune l'uso distorto... e anche qui: missione compiuta!).

 

Ecco, la sensazione che dicevamo prima, possiamo catalogarla come cerchiobottismo, poichè in definitiva quello che opere simili lasciano dietro di sè sembrerebbe la convinzione insuperabile che quelli del sud siano comunque dei beoti facinorosi e deficienti... però tutto sommato hanno anche dei buoni sentimenti, quindi... volemose bene! Oppure, anche, se volessimo pensare peggio: dire peste e corna, salvo poi concludere con il buonismo sufficiente a farsi assolvere dall'accusa di razzismo o classismo o chessoio.

 

La visione è in ogni caso piacevole, la regia alterna correttamente personaggi, situazioni e anche registri. La fotografia non è delle migliori, e sicuramente il Texas avrebbe avuto molto di più da offrire alla cinepresa. Gli attori risultano credibili, e neppure eccessivamente caricaturali. Decisamente spicca Hartnett, benchè relegato a un ruolo minore.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati