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Rapiniamo il Duce

Regia di Renato De Maria vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Rapiniamo il Duce

di axe
6 stelle

Negli ultimi giorni della Repubblica di Salò, il borsanerista "Isola" e la sua raccogliticcia banda organizzano una rapina, per appropriarsi di un immenso tesoro che un gerarca fascista si prepara a portare con sè in Svizzera. Il progetto trova attuazione, ma è non semplice portarlo a termine, anche a causa di pericolosi tradimenti. Dopo "Freaks Out" ed il terzo episodio di "Non Ci Resta Che Il Crimine", un'importante e drammatica pagina della storia nazionale torna a far da sfondo ad un film, questa volta di pura azione, il quale la reinterpreta senza alcuna pretesa di verosimiglianza. A dispetto di quanto scritto nelle didascalie iniziali, le quali parlano di "storia vera", nella Milano di aprile 1945 si vedono pochissimi tedeschi ed i fascisti hanno divise di fantasia. Un ufficiale della Guardia Nazionale Repubblicana, il crudele torturatore Borsalino, organizza la propria fuga insieme ad un cospicuo "malloppo" messo insieme in vent'anni di ruberie. Vorrebbe portare con sè anche Yvonne, donna di spettacolo costretta a stare con lui, ma innamorata di "Isola". Estraneo allo scontro ideologico, che si consuma in parallelo al conflitto, poichè convinto che per gente come lui, comunque finisca la guerra non vi sarà nulla di buono, "Isola" raduna intorno a sè un gruppo di disperati, senza bandiera, ne' prospettive, ognuno con una particolare dote, con lo scopo di appropriarsi del tesoro. Marcello (Tommaso Ragno) è un disilluso uomo di mezza età, in grado di proteggere "Isola" grazie alle sue doti di cecchino; "Molotov" è un anarchico ormai fuori tempo massimo, esperto in esplosivi; Maccio Capatonda interpreta Giovanni, vecchia gloria dell'automobilismo da corsa, consumato dall'abuso di droghe; Amedeo (Luigi Fedele), un falsario; Hessa (Coco Rebecca Edogamhe) un'abilissima ladra. Naturalmente, fa parte della banda anche Yvonne (Matilda De Angelis), nel rapporto con la quale il protagonista vede una possibilità di redenzione. "Isola" è interpretato da Pietro Castellitto. Più incerto il ruolo di Nora (Isabella Ferrari), moglie di Borsalino (Filippo Timi), carica di rancore contro quest'ultimo e decisa a prendere in mano le redini dell'operazione. Sebbene prevalga l'azione, con lunghe sequenze tipiche di ogni "heist movie", dedicate allo studio del piano, alla determinazione dei partecipanti, all'assegnazione dei ruoli, ed all'esecuzione del furto, il regista Renato De Maria concede spazio alla ricostruzione dei rapporti tra i personaggi, in realtà, non immaginando nulla d'innovativo; Borsalino ed "Isola" si contendono non solo il tesoro, ma anche Yvonne, la quale apprendiamo essere incinta, alimentando il rancore di Nora, stella del cinema che raggiunse il successo più per meriti di "letto" che non artistici ed ormai sul viale del tramonto. Più interessanti sono le suggestioni di decadenza ispirate dal particolare momento storico. La città di Milano, sottoposta a continui bombardamenti da parte dell'aviazione alleata, è teatro di una lotta tutti-contro-tutti; partigiani, fascisti, criminali e disperati come "Isola"; mentre i maggiorenti della città fingono che la vita prosegue come sempre - il "club Cabiria" ospita feste e spettacoli come se nulla stesse accadendo - il vecchio mondo si sgretola sotto i loro piedi. Varie le musiche, molto presenti e costituenti una colonna sonora che ho trovato gradevole; il loro anacronismo contribuisce a dar impressione di irrealtà; del resto la vicenda, nel suo evolversi, si allontana di molto dalla fondatezza delle premesse. Non ho molto apprezzato la recitazione; siamo, per fortuna, lontani dall'eccessivo "didascalismo" di "C'era Una Volta Il Crimine", ma i personaggi si esprimono senza quella spontaneità naturalente connessa alla drammaticità del contesto ed all'estrazione sociale. Altrettanto poco realistica è l'evoluzione della trama; non sempre i personaggi agiscono in maniera logica, ed il regista usa diversi escamotage (esempio, la provvidenziale entrata in scena dei partigiani poco prima dell'epilogo) per far "tornare i conti". Nel complesso, sono rimasto soddisfatto dalla visione. La sceneggiatura non tenta approfondimenti storici od idelogici, limitandosi a presentare più volte il punto di vista di "Isola", per il quale la rapina è l'unica possibilità per gente come lui di migliorare la propria condizione, essendogli ciò diversamente impossibile, qualunque sia il contesto politico; lascia molto spazio all'azione, accompagnandola con sfondi ed ambientazioni evocative ed una coinvolgente colonna sonora. A volte, "volare basso" si dimostra essere la scelta migliore.

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