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Rapiniamo il Duce

Regia di Renato De Maria vedi scheda film

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Souther78

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La recensione su Rapiniamo il Duce

di Souther78
5 stelle

Belle idee, in teoria, che si schiantano contro il muro di una realtà assai frustrante. Film troppo ambizioso, che finisce per mancare negli elementari, mentre prova a inerpicarsi su strade sconnesse. Manca la tensione, che sarebbe il fulcro del genere. Peccato.

Idea stimolante, realizzazione traballante. Questa, in una frase (in rima), la sintesi dell'opera.

Le premesse per un action nostrano d'ambientazione storica non sarebbero difettate, ma l'esecuzione è deludente per una moltitudine di ragioni. Anzitutto, manca completamente l'immersività, attentata soprattutto da una caratterizzazione delle scene che strizza troppo l'occhio al cinema americano più recente, arrivando perfino a movenze da parkour del tutto fuori luogo.

 

Il giovane Castellitto manca di personalità e spessore attoriale, e sullo schermo ricorda spesso il padre, ma senza la sua verve. Purtroppo, anche questo sembra il caso di uno di quei "figli di" che non decollano certo grazie alle proprie doti, quanto per merito dell'agnato illustre.

 

Il tentativo di dare personalità ai personaggi principali sembra fallire in modo funesto, e parte delle cause sembra annidata proprio nella costruzione delle scene, che appaiono come una serie di spezzoni non proprio collegati tra loro: sarà forse "colpa" dell'ambientazione nel passato? Anche l'atmosfera storica, che di per sè non è resa malissimo, risulta scarsamente immersiva, ma la colpa non è nè dei costumi nè della fotografia: probabilmente gli stessi caratteri dei protagonisti sono troppo moderni, e il loro modo di agire e comportarsi stride con l'epoca.

 

Sicuramente, rispetto alla media dei prodotti nazionali, si devono riconoscere un certo coraggio e fantasia: i mezzi e le risorse da impiegare per realizzare alcune sequenze non sono cosa da poco, specie se il budget non è di quelli faraonici come nel caso di specie.

 

Un film che avrebbe potuto dare decisamente di più, e la cui lacuna principale sembra esser proprio quella di non aver saputo interpretare il genere prescelto. La classica rapina ha dei moduli prestabiliti che guidano lo spettatore attraverso le varie fasi, dal reclutamento dei complici, alla progettazione con sopralluoghi, imprevisti, etc., fino alla messa in atto con i vari colpi di scena del caso. Qui, però, è tutto parafrasato, condensato, semplificato, quasi liquefatto. Ciò che rimane sembra un "estratto", cui manca la sostanza vera e propria.

 

Gli elementi sono troppi per una durata da minimo sindacale, e tutto finisce per essere sconslusionato, disconnesso e perfino raffazzonato.

Non manca neppure l'allusione alla storia vera o semi-vera.... come al solito, però, leggere ciò che ci sarebbe al fondo della finzione è disarmante: sarebbe, infatti, soltanto l'oro "di Mussolini". Decisamente un po' poco per uscirne con qualsiasi riferimento a fondi di verità.

 

Da guardare più per curiosità che altro... magari per compiacersi della recitazione di Marcello Macchia / Maccio Capatonda, per una volta tanto non autodiretto, per togliersi lo sfizio di una visione fuori dal consueto e comunque originale nel panorama nazionale. Tutto a patto di mantenere le aspettative basse, e senza inutili speranze.

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