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As bestas - La terra della discordia

Regia di Rodrigo Sorogoyen vedi scheda film

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La recensione su As bestas - La terra della discordia

di diomede917
7 stelle

CIAK MI GIRANO LE CRITICHE DI DIOMEDE917: AS BESTAS

Dalla Spagna, col contagocce, ci sta arrivando un regista coi controcazzi.

Duro, brullo, granitico come la terra della Galizia.

Si chiama Rodrigo Sorogoyen.

In Italia abbiamo visto il suo thriller politico vincitore di 7 Goya, Il Regno che vedeva protagonista un mefistofelico politico che cercava in tutti modi di rimediare alle sue malefatte.

Adesso nei cinema esce la sua opera più recente che ha sbancato agli Oscar Spagnoli, vincendone addirittura 9, che fin dal titolo ha come intento di rappresentare l’aspetto più animalesco che si nasconde dietro la nostra natura di essere umano.

Protagonista una coppia borghese francese, Antoine e Olga che hanno lasciato la civile città e il loro lavoro di insegnanti per scegliere di vivere in Galizia a coltivare pomodori e rimettere in sesto a proprie spese dei ruderi abbandonati per cercare di sfruttare al meglio il territorio realizzando dei più remunerativi agriturismi.

La loro indole ecologista si scontrerà con lo spirito rude dei loro vicini di casa, Xan e Loren, al momento che la coppia rifiuterà l’offerta di una compagnia norvegese che vuole costruire pale eoliche proprio in quella zona.

Se per i francesi quella scelta è in funzione di un’agricoltura ecosostenibile, per gli autoctoni quei soldi vogliono dire una via di fuga da quella vita che loro hanno dovuto subire per nascita.

Inizia così uno scontro con conseguenze inevitabili tra le due bestialità a confronto come un domino tanto amato da quelle parti.

Da un lato la bestialità dell’ignorante, di chi vive d’istinto, di chi vede i francesi con odio fin dai tempi di Napoleone e dall’altro la bestialità del colto, di chi si sente superiore perché ha studiato e si può permettere di guardare gli altri dall’alto verso il basso.

Fin dalla scena di apertura, dove due persone tengono fermo un cavallo imbizzarrito prima del rito della tosatura della criniera, capiamo dove voglia andare a parare Rodrigo Sorogoyen.

Quella scena che all’apparenza sembra senza senso diventa la chiave fondamentale per capire la bestialità e la violenza che c’è dentro di noi.

Nel paesino della Galizia la polizia e di conseguenza la legge è assente, comanda la legge dell’istinto. E così questa banale incomprensione tra vicini, nata più che altro da un principio di Xenofobia di fondo, degenera in una sorta di tutti contro tutti che a molti critici ha ricordato il Cane di Paglia di Sam Peckinpah.

Anche se in realtà fa emergere lo stile e la personalità del regista (consiglio di vedere su Amazon Che Dio ci perdoni per meglio capire il mio ragionamento).

La vera forza di As Bestas è quella di dividere le due ore e venti di film in due parti ben distinte che evidenziano i diversi modi in cui si può manifestare la bestialità umana.

La prima parte mette in risalto la bestialità maschile. Rozza, violenta, subdola. Fatta di dispetti e gesti violenti. Di sputi, offese gratuite e minacce ben poco velate.

La seconda parte mette in risalto la bestialità femminile, ben più feroce e cattiva. E la parte più bella del film dove il personaggio di Olga esplode in tutta la sua potenza.

Una donna all’apparenza mite che vomita addosso tutta la sua rabbia alla supponente figlia andata in Galizia per cercare di dire la parola fine a questa disputa, una donna che ha la forza e la cazzima per tenere testa a dei misogini montanari galiziani, una donna che rivela tutta la sua perfidia e voglia di giustizia mista vendetta nel confronto finale con la madre dei due fratelli vicini di casa.

La scena più bella del film che evidenzia come nella cinematografia odierna c’è voglia di raccontare quello che si cela dietro gli scontri tra diverse civiltà e culture diverse.

Tematica già vista e affrontata nel più elegante Gli Spiriti dell’Isola e che in As Bestas viene narrato più di pancia che di testa.

E sinceramente, nel caso specifico, non è un male.

Un applauso speciale a tutto il cast, ma in particolare a Marina Fois che con la trasformazione della sua Olga trasforma il film in una storia che si lascia metabolizzare e apprezzare col passare del tempo.

Voto 7,5

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