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Il caftano blu

Regia di Maryam Touzani vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il caftano blu

di zombi
8 stelle

dare il giusto nome ai colori, alle cose, in un mondo dove bisogna tacere e rigare dritto, si può ancora dare il tempo al tempo

è stata mina a proporsi a halim e per halim, mina è una roccia costante nella sua vita chiusa nella medina, tra la casa e il negozio lasciatogli dal padre.

mina è una donna forte, decisa che non sopporta le prove di forza; ne sono prova il fatto che sia lei a gestire le clienti, e soprattutto la scena dove vengono fermati dalla polizia, che chiede loro i documenti compreso quello del matrimonio.

è un negozio prestigioso quello di halim, lui il mestiere lo ha imparato dal padre e cuce tutto meticolosamente a mano.

le clienti sono però frettolose e su consiglio di mina, se non hanno tempo, vengono indirizzate verso posti dove cuciono a macchina.

sono sposati da 25 e lei è malata, grave.

halim però è omosessuale e si reca allo hammam per fare i bagni e per sesso occasionale.

è un bell'uomo halim, si capisce sotto la corazza che si è costruito, con baffi a coprire il bel sorriso, e con la corazza di vestiti grigi e dimessi a nascondere tutta la sua persona.

i suoi occhi parlano, belli, tra il verde e il grigio, per difendere il suo lavoro e i tessuti che usa per copnfezionare caftani fatti per sopravvivere ai proprietari.

sono costretti ad assumere un ragazzo per cercare di affrettare il lavoro, perchè mina spesso si assenta per probelmi inerenti alla sua malattia, e l'ultimo dei tanti che sono transitati per il negozio è youssef.

sembra bravo e interessato e attento al mestiere e ai consigli di halim; ascolta quello che gli dice e si fa guidare dalle sue mani.

ma tra loro c'è la solita tensione sessuale che mina conosce e ha già riscontrato altre volte.

è un film silenzioso, scuro, chiuso negli ambienti domestici e di lavoro.

mina si avvicina a halim e in una scena lo carezza come un uomo, insistendo sul seno, lo stesso che le è stato asportato.

sono scene di sesso come tra estranei; halim mentre la possiede da dietro, ha uno sguardo tra il terrorizzato e il preoccupatp; quel sesso nonostante i 25 anni di matrimonio gli è tutt'ora alieno, e in più teme di farle male e teme il contatto con quella sua parte amputata.

il continuare a chiudersi al proprio interno per halim è un luogo sicuro ma mortifero; polveroso, dove la polvere copre quasiasi cosa a lui conosciuto e ne perde la conoscenza, l'abitudine, l'intimità.

solo quando cuce e tocca i tessuti, e stringe i punti del filo ha un contatto felice, riposato, rilassato, si sente a suo agio. 

così come si sente a suo agio con mina,  quando sono amici più che sposi, quando sono complici ed entrano immediatamente in contatto come due parti di un puzzle che s'incastrano alla perfezione.

halim e youssef si guardano, si parlano attraverso gli sguardi mentre lavorano, perchè non possono fare altrimenti.

li sentono quegli occhi, soprattutto youssef, sente che halim lo ama , lo desidera, ma halim resta chiuso nel suo ruolo, nela suo negozio, che il padre gli ha lasciato.

alla fine sono tre solitudini che si sono incontrate per sopravvivere e non cedere.

mina è subito gelosa, ma poi con l'aggravarsi della sua salute, capisce che halim e youssef è giusto che stiano insieme.

del resto il bar è un posto dove le donne non vanno e sono viste come fuori posto.

invece due uomini al bar non turba le coscenze di nessuno.

un film compresso nelle sue chiusure, che sembra costantemente per esplodere. 

mina, halim e youssef c ompongono un nucleo familiare queer, che agli occhi di chi non concepisce e non vuol vedere, non desta scalpore, non più di un cadavere portato a spalla in un o splendido caftano blu petrolio e non nel lenzuolo.

è un film che urla in silenzio, abituati come sono a stare al loro posto e a comportarsi come gli si dice che devono.

mina una donna, youssef e halim due uomini gay, con un trascorso di odio paterno halim e di bambino che da quando ha 8 anni si prende cura di sè.

ovviamente il finale è quieto, silenzioso, ma pacificato, almeno per un momento; per quel momento.

nella medina, al nbar a guardare uno schermo televisivo, a fumare la pipa e bere un caffè.

l'indomani si riapre la bottega, finchè ci sarà qualcuno pronto a pazientare per avere un caftano fatto con dedizione e passione.

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