La recensione su Il caftano blu

di alan smithee

6 stelle

FESTIVAL DI CANNES 2023 - UN CERTAIN REGARD/ IN SALA

L'arte del vestito sartoriale trova nell'artigianato marocchino una delle sue rappresentazioni artistiche più esaltanti e mirabili, attraverso l'arte del confezionamento dei lunghi abiti tradizionali chiamati "caffettani" o caftani. In questo contesto la storia del film ci mostra un abile sarto di nome Halim (Saleh Bakri) proseguire a fatica, ma con grande passione, la sua attività di creatore di vestiti meravigliosi e di alta gamma, che l',uomo crea e confeziona nel suo atelier a conduzione familiare.

A lavorare con lui, da sempre, l'amata consorte Mina (Lubna Azabal) costituisce un fondamento sia pratico che morale per l'uomo. Tuttavia l'aggravarsi dello stato di salute della donna costringe entrambi i coniugi a convincersi che un aiuto esterno sia necessario, e dopo alcuni tentativi andati a vuoto, la scelta del nuovo collaboratore verte nei confronti di un bel ragazzo (interpretato dal giovane Ayoub Messioui) di fatto inesperto, ma moto volenteroso e portato per quel tipo di attività.

Ayoub Messioui, Lubna Azabal, Saleh Bakri

Qualità che colpiscono il titolare del negozio, peraltro decisamente colpito dalla bellezza del ragazzo, al punto da venire quasi stregato dalla sua presenza, tra imbarazzi e un certo malcelato risentimento della moglie, non certo ignara delle attenzioni che il giovane crea nel marito, e per questo indotta a mostrarsi piuttosto diffidente nei confronti del nuovo dipendente.

Col tempo, tuttavia, l'aggravarsi delle condizioni della donna spingono la stessa a considerare quella sorta di infatuazione pudica che si è creata tra i due uomini, come un aspetto positivo ed un fattore che potrà aiutare il marito sia dal punto di vista professionale che morale nel momento in cui la malattia avrà la meglio sulla donna. Purtroppo però la vita a volte non tiene conto che non tutto ciò che si pensa possa venir recepito ed affrontato nel migliore dei modi, ed un destino crudele e beffardo a volte riesce a scombinare ogni più ben riposto progetto di vita.

La regista Maryam Touzani affronta con grande garbo e delicatezza una tematica che sarebbe stato troppo corrivo trasportare su livelli di erotismo semplificati e superficiali, e descrive un rapporto conflittuale a tre fatto di sguardi di intesa ed interrogazione che raccontano e sondano più che discorsi e parole.

Nello stesso tempo la regista si spinge addentro in modo efficace sull'arte antica del confezionamento dei preziosi e splendidi abiti della tradizione marocchina, eccellendo per eleganza e delicatezza di rappresentazione.

Forse il film finisce per restare sin troppo ancorato nel non detto e nel desiderio inespresso, ma certo Il caftano blu si rivela un film riuscito ed assai delicato e toccante.

Merito anche dei tre ottimi attori coinvti, tra cui si segnala l'ottimo Saleh Bakri, divo palestinese che i cinefili ricordano almeno dai tempi de La banda di Eran Kolirin (2007) e poi rivisto nel Salvo di Grassadonia e Piazza (2013), oltre che nel magnifico Il tempo che ci rimane di Elia Suleiman (2009). E l'interpretazione dolente e sofferta dell'altra star coinvolta, l'attrice belga di origini spagnole e marocchine Lubna Azabal è pure quella uno dei punti forti di un film pregevole e prudente, elegante e pudico che riesce a creare molta empatia sullo spettatore.

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