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Sick of Myself

Regia di Kristoffer Borgli vedi scheda film

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La recensione su Sick of Myself

di barabbovich
7 stelle

Signe (Thorp) è una barista che spara balle a propulsione termonucleare pur di attirare l'attenzione altrui. Quando il suo compagno Thomas (Sæther), un artistucolo ladro, ottiene successo al punto da arrivare sulla copertina di una rivista patinata, Signe - invidiosa e bisognosa di attenzioni sempre maggiori - comincerà ad assumere un farmaco illegale che le deturpa, mostrificandola, il volto. A quel punto il suo caso, su cui sempre più medici e giornalisti si interrogano, assurge a un'enorme notorietà.
Al suo secondo film, il norvegese Kristoffer Borgli firma un apologo che sembra quasi la trasposizione su grande schermo delle idee di Debord sulla società dello spettacolo. Qui il tema del narcisismo sembra uscito dritto dritto da Black Mirror, anche per via dello stile piuttosto televisivo. La parte migliore è decisamente la prima, imperniata sui tentativi di Signe di mettersi al centro dell'attenzione: una partenza in quinta che si stempera a mano a mano che il film incede programmaticamente verso una dimensione orrorifica in cui verità e menzogna si alternano fino a confondere lo spettatore in un sapiente lavoro di montaggio.

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