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Emancipation - Oltre la libertà

Regia di Antoine Fuqua vedi scheda film

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La recensione su Emancipation - Oltre la libertà

di Souther78
4 stelle

Opera largamente di fantasia, attorno a una storia vera che di vero conserva ben poco, in una narrazione indecisa tra action e dramma non convincente in nessuno dei due casi. La fotografia desaturata è incoerente, e i livelli di saturazione oscillano visibilmente in corso d'opera. Poco reale, poco avvincente, poco coinvolgente.

La storia riferisce di uno schiavo di nome Gordon (o Peter, a seconda delle fonti: probabilmente uno era il nome e l'altro il cognome), che fugge dalla piantagione in Louisiana in cui vive, per conquistare la libertà attraverso un viaggio durato 60 giorni nelle paludi che lo separavano da Baton Rouge. Qui, grossomodo, finisce la verità storica a noi nota. La parte finale la rimettiamo allo spettatore, per non anticipare nulla del finale, ma basti dire che, in quel caso, gli eventi reali sono compressi e falciati, per motivi che non comprendiamo.

 

Il problema principale dell'opera si riassume grossomodo nella sua eccessiva lentezza: oltre due ore per dire francamente poco, e, per di più, inventato. Mentre fatti reali assai più interessanti che avrebbero potuto occupare la seconda parte vengono totalmente omessi. Sembra un maldestro tentativo di trasformare quello che avrebbe dovuto essere un film drammatico in un action movie alquanto inverosimile. Gli schiavi erano una risorsa per gli schiavisti, e benchè l'autore racconti di una fuga da "altrove", in verità fu proprio dal suo padrone che fuggì Peter/Gordon. E il padrone di uno schiavo può aver interesse a catturarlo, ma non di certo a una caccia all'uomo per ucciderlo. Tanto più che, proprio come con gli animali oggi, anche allora esistevano leggi "protezioniste" che vietavano l'uccisione "ingiustificata" degli schiavi.

 

Se la narrazione scorre lentamente, pur nel descrivere fatti di fantasia, la fotografia sembra pretenziosa e incoerente: passi per la scelta (alquanto forzata, a dire il vero) della desaturazione, onde assurgere almeno visivamente alla dignità dell'opera di nicchia, ma i risultati non sono uniformi. In alcune scene la vegetazione è grigia e così il sangue. In altre si può distinguere tranquillamente il verde e il rosso di quegli stessi soggetti. 

 

La stereotipazione dei personaggi è vistosa, e mina pesantemente la credibilità del racconto: la bambina alla campana sembra presa in prestito da L'esorcista.

 

Ciò che risulta innegabile è la presa di posizione politico-ideologica contro la schiavitù. Viene, però, da domandarsi se nel 2023 questo possa realmente aggiungere qualcosa. Esiste per caso qualche movimento pro-schiavitù nelle società occidentali? Da decenni ormai in USA vigono norme legislative che attuano la cosiddetta "reverse discrimination", dove addirittura sono i bianchi a essere discriminati mediante un'attuazione di politiche di favore nei confronti di altri gruppi etnici, per "bilanciare" i torti del passato. Per contro, suggerire che tutti i bianchi odiassero e sfruttassero tutti i neri, non è soltanto una falsificazione storica, ma anche un pericoloso tentativo di fomentare tensioni sociali già ampiamente fomentate ad arte da altri media. Basti, a titolo di esempio, rammentare che la storia del protagonista del film divenne famosa fin da subito, e le fotografie della sua schiena venenro usate nella propaganda abolizionista. I movimenti per l'abolizione della schiavitù erano diffusi e forti, tanto che, appunto, in quel periodo avvenne il famoso proclama iniziale, e sarebbe da ingenui pensare che ciò potesse avvenire in un contesto socio-politico quale quello descritto, in cui parrebbe che nordisti o sudisti pari fossero, nel perseguitare i neri. Piccola nota a latere: gli stessi che introdussero la schiavitù, deportando le persone dai propri luoghi di origine, sono quelli che oggi realizzano e promuovono una serrata propaganda di apparente tutela delle etnie "non occidentali". Ovviamente intendiamo dire "le stesse dinastie". Basti dire che 34 su 46 presidenti USA sono discendenti di famiglie nobili regnanti in Europa. Mentre quegli industriali miliardari che si fingono compassionevoli verso "i diversi", erano e sono i primi a sfruttarli. Allora come schiavi in catene, oggi come schiavi senza catene, nelle loro fabbriche, terre, miniere, etc. Si denunciano atrocità, vere o presunte, del passato, e si coprono le nefandezze del presente attraverso una serrata propaganda di segno apparentemente opposto... del resto chi direbbe che uno che dà del nazista ad altri possa esserlo a sua volta?

 

Chiusa la parentesi socio-politico-ideologica, il bilancio dell'opera è fatalmente negativo: lentezza, retorica, ridondanza, e, non ultima, la fotografia pretenziosa e incoerente, rendono la visione sgradevole, eccetto forse la parte finale che si salva per il ritmo, ma non dal resto, e arriva comunque troppo tardi, e dura troppo poco, per risollevare le sorti del film. Forse il regista avrebbe dovuto eleggere un percorso narrativo in modo più lucido, e rispettarlo con coerenza, anzichè oscillare tra un dramma scarsissimamente coinvolgente e un action movie... senza azione.

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