Regia di Alice Rohrwacher vedi scheda film
Quando si mescola un piccolo dramma umano con il dramma artistico.
LA CHIMERA di Alice Rohrwacher. Innanzitutto non me lo aspettavo italiano e ne ho avuto conferma dall’accento romano acceso, dalle fiat d’epoca e dalla canzone di Vasco Vado al massimo, così sapevo dove e quando era ambientato. Tolta la prima mezz’ora un po’ raccordante, pallosa e ferma, il resto è davvero molto interessante.
Si parla di Arthur, un tombarolo inglese, di ritorno dal carcere nella sua casa nel Lazio che fa visita ai suoi vecchi amici e colleghi e a sua suocera (Isabella Rossellini in gran forma). Avendo il dono di individuare le tombe antiche, in questo caso quelle etrusche, lui e gli altri compari si metteranno a scavare nei punti indicati e a depredare laddove ci siano oggetti antichi, ma soprattutto di valore. Il tutto per venire pagati profumatamente da un ricettatore misterioso.
Qui ci troviamo a simpatizzare per dei delinquenti, quasi sempre occultati dai carabinieri, che danno sfregio all’arte antica e la contrabbandano piuttosto che segnalarla allo Stato e ai musei. Cosa che negli anni ’80 è veramente accaduta. Però lo fanno per vivere in quanto all’epoca non avevano nessun’altra opportunità. Al contempo ci troveremo ad odiare invece i ricettatori e i compratori con i soldi in quanto lo fanno per un business fine a sé stesso. Entrambi però sono della stessa “razza”, come evidenziato in una scena meravigliosa, ma forse di meno Arthur che ha scopi ben più diversi. Il tutto è girato bene, bello sonorizzato ed interpretato. Un paio di scene saranno abbastanza disturbanti, specialmente per chi ama le statue e chi soffre di claustrofobia. Due o tre didascalie riassuntive ci sono, ma sono cantate e suonate, il che sono meno fastidiose e anzi sono di buona atmosfera.
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