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The Fabelmans

Regia di Steven Spielberg vedi scheda film

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La recensione su The Fabelmans

di Malpaso
8 stelle

Con il pudore dei grandi maestri, Steven Spielberg scava nelle proprie memorie dell’infanzia e dell’adolescenza per raccontare la storia di Sam Fabelman, giovane ebreo folgorato dall’amore per il Cinema; un amore che si traduce in un citazionismo continuo, stratificato e che non prende mai il sopravvento sul racconto, ma piuttosto lo accompagna.

 

The Fabelmans è un’opera nella quale dialogano costantemente due anime differenti, semplificabili nell’omaggio e nell’autobiografia. Se da una parte Spielberg imbastisce un gioco cinefilo raffinato e complesso, capace di svelare sempre nuovi dettagli di visione in visione, talvolta in maniera esplicita e metatestuale (Il più grande spettacolo del mondo è il film di DeMille, la sala cinematografica o questo stesso film?), altre volte simbolica (un treno giocattolo in movimento basta per attraversare l’intera storia del cinema?), dall’altra mette in scena un coming of age dal tratto romantico, non solo esplorando le figure che hanno pesato sul suo percorso umano, ma affrontando probabilmente anche le parole non dette.

 

Il regista, vista l’esperienza e la filmografia, sguazza nel dare forma ad una pellicola alla portata di tutti, nonostante il tono intimista, ma non riesce a distaccarsene totalmente a livello personale. Il protagonista si chiama Fabelman, raccontastorie, e non Spielberg, il che già racconta l’ambizione universale del racconto, ma questa non può reggere il confronto con la resa dei conti postuma ed emotiva tra l’autore e i suoi genitori, i veri protagonisti del film. Che si tratti di un perdono o una nuova consapevolezza della vecchiaia non ha importanza saperlo; il valore estremamente personale dell’opera è palpabile e la ricetta spielberghiana non fallisce nel tradurre tutto ciò in termini visivi.

 

Il vero amore per il Cinema si trova nell’atto concreto, nella pellicola 8 millimetri, nella moviola in cameretta, in un vero e proprio rituale che si trasforma in macchina del tempo, trasportando la storia in una dimensione nostalgica, dolceamara.

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