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The Fabelmans

Regia di Steven Spielberg vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su The Fabelmans

di pomodosius
7 stelle

UN’AUTOBIOGRAFIA FIABESCA, OMAGGIO AL CINEMA E ALLE EMOZIONI CHE ESSO PUÒ TRASMETTERE, NEL BENE E NEL MALE.

Per la maggior parte dei registi arriva quel momento in cui è ora di fare i conti con la propria vita. Un momento nostalgico dove si rivede tutto ciò che è stato fatto e si tirano le somme, spesso dirigendo un film "autobiografico" dove si narra del proprio passato che infine porta ad essere quello che ognuno di loro è diventato. A introdurre questa moda è stato Fellini con "Amarcord", dove racconta infanzia e ricordi sempre col suo stile inconfondibile. Negli ultimi anni l'uso di girare film o che narrano i trascorsi del regista o che sono estremamente personali è tornata: basti pensare a "Dolor y gloria" di Almodovar, "È stata la mano di dio" di Sorrentino o "Belfast" di Branagh. Il problema è che alcuni film autobiografici rischiano di essere già visti, ossia poco incisivi dato che la storia di per sé non è particolarmente entusiasmante. Secondo me questo non riguarda "The Fabelmans" di Spielberg, perché essendo un film tutto sommato dalla struttura semplice, vive di emozioni vere che lo rendono autentico. Il regista, con uno stile che gia conosciamo e che lo hanno reso tra gli autori cinematografici più famosi al mondo, racconta una fiaba, la sua fiaba. In realtà non mostra la sua scalata nel cinema, ma si limita a narrare il periodo dai 9 ai 23 anni circa, in cui ha incominciato ad amare il cinema, ma soprattutto a comprenderne il potenziale. Eh sì, perchè i film non sono puro intrattenimento ma possono, come dimostrato in una parte forse un tantino esagerata, mostrare alle persone ciò che non è reale, o meglio, rendere reale ciò che non lo è: filosofia tipica di questo grande regista. In più il cinema può anche mostrare quello che normalmente non si riesce a vedere, rivelando aspetti inattesi di cui non ci si era resi conto.

Il cinema è arte, su questo non si discute per Spielberg, ma in quanto arte porta a delle conseguenze spiacevoli su chi la pratica: ogni forma d'arte ha come effetto sull'artista la rottura dei suoi legami familiari, perché bisogna fare una scelta; e se nel film vediamo che la passione per il cinema nel piccolo Fabelman aumenta sempre di più, intanto la sua famiglia si disgrega e non c'è modo di rimediare. Quando ormai padre, madre e sorelle sono divise, il protagonista decide che non ha nulla da perdere e si mette in gioco per entrare finalmente in un set: così si conclude il film e con un incontro divertente; dall'ultima scena capiamo che lo spettacolo è appena incominciato e che il cammino per raggiungere l'"orizzonte" è solo all'inizio.

Ho apprezzato l'opera di Spielberg perchè sprigiona delle emozioni forti che da una parte fanno commuovere, ma dall'altra fanno ridere. La storia è lineare e non ci si deve aspettare nulla di eccezionale; eccezionale è invece la sceneggiatura che rende interessante la storia semplice. Perché bisogna ricordare che Spielberg è prima di tutto un narratore che pone al centro una storia facile: il suo scopo è l'immedesimazione più totale dello spettatore, che io sinceramente ho avuto. Penso che non sia un capolavoro come affermano in molti, ma un film sincero e un omaggio al cinema (analogico, quando per la realizzazione del film c'era un processo artigianale). Tutti gli elementi tipici del cinema di Spielberg nascono dagli eventi che lui racconta qui, facendoci sognare anche quando parla di se stesso e catapultandoci in un mondo dove la cosa che conta di più è lo stupore, come in una fiaba.

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