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Pinocchio

Regia di Guillermo Del Toro, Mark Gustafson vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Pinocchio

di obyone
8 stelle

 

scena

Pinocchio (2022): scena

 

Una premessa è doverosa: non ho mai amato Pinocchio alla follia. Quand'ero piccino i miei genitori mi regalarono un tremendo 45 giri con incisa la sua storia. Ricordo la risata malvagia di Mangiafuoco ed il turpe vocione che mi feceva terribilmente paura. Quando lo ascoltavo mi infilavo sempre tra le gambe della mamma e ne ero profondamente turbato. Più avanti quando frequentavo le scuole elementari mi acquistarono un librone a fumetti con le avventure del personaggio di Collodi. Era cambiato il formato ma io continuavo a detestarlo. Risuonava ancora nelle mie orecchie la voce greve del saltimbanco che usciva dal mangiadischi arancione. Da allora il libro è rimasto sullo scaffale della mia cameretta a prendere polvere. Povero Collodi. Una volta adulto, ci pensò il cinema a rovinare irrimediabilmente quel poco di bello che ricordavo del celeberrimo racconto. La versione cinematografica di Benigni, a cui non riuscii a sottrarmi, era scialba e fastidiosa. Uno dei peggiori film visti in sala.

Ho resistito al fascino di Garrone e D'Alò, saltato a piè pari le versioni disneyane, e del classico per la TV di Comencini ho vaghissimi ricordi. Però a Del Toro non ho saputo resistere. Probabilmente per un po' ne avrò abbastanza del naso lungo di Pinocchio ma sarei disonesto se dicessi che non ho ricevuto in dono una trasposizione originale ed attraente. Guillermo Del Toro ha zittivo il rantolo di Mangiafuoco quel tanto che è bastato. E, forse forse, a Collodi sarebbe piaciuto il lavoro del regista messicano che della sua creatura ha fatto un fascio di luce in un'epoca di lugubri fanatismi ideologici. Il finale errabondo e così diverso dalla mutazione della corteccia in epidermide avrebbe fatto piacere allo scrittore la cui prima stesura del racconto si concludeva col burattino impiccato ad un albero. Un finale che non piacque affatto ai piccoli lettori del "Giornale dei bambini" che costrinsero Collodi, tramite l'editore, a proseguirne le avventure fino all'epilogo passato alla storia. Potere del fandom. 

 

locandina

Pinocchio (2022): locandina

 

Del Toro si ispira al racconto collodiano adattandolo alla sua poetica, alla sua idea di impegno civile, agli occhi che tutto vedono e tutto osservano nell'iconico "Labirinto del fauno" che in "Pinocchio" ritornano con un'eccezione benevola rispetto ai bulbi oculari, incarniti nelle mani del mostro, nei quali si rispecchiava l'infame destino della Spagna legata al franchismo da un indissolubile e violento legame repressivo. Di occhi benevoli che vedono e comprendono il dolore del povero Geppetto è pieno il bosco. Leggeri e fluttuanti essi si posano sulle ali della Turchina, una fata dalle sembianze di uccelloz che grazie a loro infonde la vita nel corpo secco del burattino. Del Toro, coadiuvato dall'esperto in animazione Mark Gustafson, fonde Mangiafuoco con la Volpe e declassa il Gatto alle sembianze di una scimmia guercia. Regala al falegname una paternità pregressa ma sfortunata e a Lucignolo l'opportunità di voltare le spalle all'esercito di pecoroni, asservito al fascismo, di cui il padre podestà avvalla con decisione i distorti ideali. L'ambientazione nell'Italia del fascismo conferisce un saldo valore politico al contesto di crescita di Pinocchio. Del Toro non arretra di un millimetro di fronte al fanatismo che si diffonde nel mezzo di una natura sormontata da sinistri voli d'aereoplani, minacciata da mine galleggianti e sventrata da bombe che si beffano persino del Cristo di legno, inerme e incapace di scendere dalla croce. Lucignolo rappresenta la resilienza dell'uomo comune che finalmente comprende il vero scopo del potere, un potere avvilente che ha le sembianze piccole e meschine di un omuncolo egoista, faceto e di scarsa statura morale. Il podestà, novello Vidal, servo del più cinico servilismo, è persino peggiore dell'uomo a cui si ispira per l'indole meschina, supportata da una divisa che rende chi la indossa immeritatamente grande tra i piccoli.

Non v'è traccia del paese dei Balocchi nella versione del regista ispano-americano. L'Italia dilaniata dalla guerra, popolata di lestofanti e brutalizzata dalle armi non è luogo di divertimenti sfrenati, ubriachezze e goderecci passatempi. Quanto meno non è paese dei balocchi per i comuni mortali, quelli a cui Pinocchio decide di appartenere in un refolo di umanità che lo rende più vero di un bambino.

Del Toro filma la maturazione del protagonista che evolve da pezzo di legno capriccioso a marionetta perfettamente conscia delle sue rischiose decisioni. Il significato collodiano della storia viene mantenuto solo in parte. Pinocchio si immola per il padre (un gesto simile a quello materno della piccola Ofelia) e scopre nell'amore la ricchezza spirituale che si poneva in contrasto con la ricchezza materiale delle monete d'oro nella versione classica. Ma al valore pedagogico di una fanciullezza ribelle finalmente domata nella devozione per la famiglia, per l'istituzione scolastica e per il lavoro, Del Toro aggiunge un significato ancor più potente, il rispetto per la diversità che nella mancata trasmutazione di Pinocchio assume la sua forma più pura, quella che il parroco e i fedeli, accecati dalla perfezione, non vedono nel tenero crocefisso ferito dalle bombe. È come se il regista ci volesse dire che la storia finisce in un certo modo, con il dono più grande che il figlio possa fare al padre, grazie al suo essere imperfetto, incompleto, rattoppato. Sarebbe fluito lo stesso tenero sentimento nel tronco del protagonista se egli fosse stato un normale bambino? La linfa che ne alimentava le azioni sarebbe stata alimentata dalla stessa purezza d'intenti? Il significato aggiunto dal regista messicano è potente ed offusca in parte il classico valore del romanzo. Un bene perché della pedissequa trasposizione cinematografica del racconto non sentivo affatto necessità.

 

Netflix 

 

scena

Pinocchio (2022): scena

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