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Il labirinto del fauno

Regia di Guillermo Del Toro vedi scheda film

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La recensione su Il labirinto del fauno

di obyone
8 stelle

 

 

1944. Spagna. La piccola Ofelia è costretta a trasferirsi con la madre Carmen in un'avamposto militare dove il comandante Vidal e i suoi uomini sono impegnati a sterminare le ultime sacche dell'indomita resistenza antifranchista. La guerra civile è solo virtualmente chiusa in questo luogo in cui gli scontri sono ancora molteplici e le violenze inaudite. Ofelia non sopporta il posto tantomeno lo spietato comandante che ha sposato la madre cagionevole in salute e l'ha costretta ad inerpicarsi sulle montagne per dare alla luce il loro primo figlio. Ma fin dal momento in cui mette piede in questi luoghi, Ofelia, famelica divoratrice di libri, viene a contatto con strane creature e scopre di essere la reincarnazione terrena di una principessa che manca dal suo regno sotterraneo da moltissimo tempo. La porta per quel regno è un labirinto custodito da un misterioso fauno...

 

 

Non sono particolarmente attratto dai generi fin qui affrontati da Guillermo del Toro (horror e fantasy) perciò la cinematografia del regista messicano è rimasta a lungo un mistero per me. Almeno fino allo scorso settembre quando Alberto Barbera ha inserito il suo "The shape of water" in concorso a Venezia. Dopo la visione al Lido mi sono convinto a vedere il suo film più famoso vale a dire il "Labirinto del fauno" e magari più avanti darò un occhio al film che ha dato il via al filone tanto caro a Del Toro ossia "La spina del diavolo"; un filone che si assurge a sottogenere, quello che nasce dalla licenza di mescolare narrazione storica con intreccio fantasy. I due film che ho visto sono molto simili ma se "The shape of water è una favola romantica che mescola, confondendoli, elementi onirici ed elementi reali, con il precipuo scopo di offrire una morale edificante allo spettatore, "Il labirinto del fauno" mantiene distinte la componente fantastica da quella reale. Solo la piccola protagonista vive entrambe le dimensioni lasciandoci la sensazione finale che la parte fantastica sia inequivocabilmente il parto della sua mente angosciata. A tutti gli altri protagonisti è ammessa la sola visione razionale (materiale?) del mondo mentre è interdetta qualsiasi visione soprannaturale (spirituale?). Se la narrazione dei fatti storici è chiara (c'è una guerra in corso in un preciso momento storico, ci sono delle fazioni, degli scontri e delle vittime) le vicende magiche seguono un percorso monocursale complesso e ricco di simbolismi che meritano più visioni, per essere compresi appieno. Ne cito alcuni: Il rospo nascosto nel ventre dell'albero così come il mostro pallido sono, a mio avviso, il simbolo dell'ingordigia e della cupidigia dell'uomo mai sazio di cibo, di ricchezze, di potere, assetato di controllo (maniacale quello di Vidal) e di vendetta (che si consuma, truce, in ambo le parti del conflitto). La radice di mandragola, il cui canto o meglio il rumore che si produce nello spezzarsi, fin dal medioevo è foriero di nefasti presagi di morte, sfrigola nel fuoco contorcendosi e causando la morte della puerpera castigando il delirio di onnipotenza dell'uomo che pensa di piegare le leggi della natura al proprio volere. L'uomo non può evitare o prevedere la morte, la può solo provocare. Vidal provoca quella dei suoi nemici ma anche quella di Carmen che, sprezzante, ha voluto portare tra le montagne. Ed infine il labirinto che richiama immediatamente il cervello dell'uomo e gli interminabili flussi di informazioni che lo percorrono, all'interno di precisi percorsi, diventa allegoria di salvezza (dalla morte, dalla malvagità, dall'orrore). Ofelia lo percorre in entrambe le direzioni (dal reale all'irreale e viceversa) aspirando così ad un livello più alto di pensiero e comportamento.

 

 

Il film di Del Toro è tecnicamente encomiabile, ben recitato, ricco di immagini affascinanti e suspance. Sicuramente questa prima visione mi ha scolpito nella mente simbologie ed iconiche creature, e mi ha impresso nel cuore il gesto materno di una bambina che, estraniandosi da un orribile contesto di odio e vendette, è capace di offuscare qualsiasi altro evento le capiti attorno. Il suo gesto sconfigge il male e fa rifiorire un germoglio di speranza e amore nei rami secchi di un albero che rappresenta un genere umano privato ormai di ogni valore.

 

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