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Non aprite quella porta

Regia di David Blue Garcia vedi scheda film

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La recensione su Non aprite quella porta

di ilcausticocinefilo
2 stelle

The Texas Cockheads Massacre. Quando i protagonisti operano eccessive scemate, quando le convenienze narrative son così tante, ecco che si produce il perfetto mix horror esaltante. Nevvero?

 

 

The Texas Cockheads Massacre. Ovvero, il massacro texano degli idioti. E lo sfrangimento italiano dei cabasisi. Già l’originale non è che rappresenti propriamente un capolavoro di genere ma al confronto, beh al confronto m’assurge ai più alti vertici della sagacia cinematografica. E questo suo diretto sequel, viceversa, mi sprofonda nei più mefitici abissi della ridicolaggine involontaria.

 

A dirla tutta, i primi due-tre minuti si possono considerare finanche accettabili (incroyable!) e la location è alquanto azzeccata (tant’è vero che, a primo acchito, par quasi entrino in auto in una cittadina del Far West). Ecco, ma le qualità finiscono qui (con l’aggiunta della fotografia).

Perché poi, andando avanti – tanto per fare un es. – più i protagonisti parlano e più non si vede l’ora che arrivi davvero qualcuno a squartarli: in virtù del fatto che sono uno più insopportabile, snob, fighetto dell’altro e quindi la possibilità di immedesimazione dello spettatore si dilegua all’istante al pari della salute di Berlusconi quando s’avvicina il giorno dell’udienza.

 

 

Mark Burnham

Non aprite quella porta (2022): Mark Burnham

 

 

E, una volta che el massacro ha (finalmente?) inizio, le scempiaggini iniziano ad accumularsi ancor più inesorabilmente sino al punto in cui si compie il giro completo e si giunge “dall’altra parte”, ovvero alla più ardua e dura da conseguire delle comicità, quella involontaria.

Ed è pure facile notare precisamente quando ciò accade: nel momento in cui la prode Sally – con cinquant’anni di preparazione nonché “meditazione” alle spalle, badate bene – avendo a tiro il maniaco decide di ---- Rullo di tamburi ---- perdere tempo a parlarci! E qui si scoppia, infine, per l’appunto, a ridere.

 

Un riso liberatorio che peraltro non abbandona più le labbra vista la sequela di idiozie affastellantesi a ritmo sempre più frenetico nel prosieguo, sino al colmo dei colmi del finale prevedibile dalla distanza di sedicimila anni luce che riporta, forse bizzarramente, alla memoria l’egualmente orrido Halloween del 2018 e la sua geniale sequenza conclusiva col “mostro” ben inscatolato ed “infiammato” che ovviamente – spoileron de spoileronis – al dunque non crepa (e dai che lo sapete, è già uscito il seguito...).

Aspettiamo frementi, a questo punto, il sequel di codesta perla scintillante: ma, sia chiaro, l’obiettivo deve essere quello di riuscire a superare in imbecillità la presente sceneggiatura. Compito ingrato, bisogna ammetterlo, ma sicuramente qualcuno per portarlo a termine lo troveranno.

 

 

scena

Non aprite quella porta (2022): scena

 

 

A tal proposito, pare che Carpenter – uno di quei registi veri, quelli capaci di dirigere un vero film con serial killer coi proverbiali contro-cog-- (va beh, avete capito) – abbia avuto a lamentarsi1  in tempi non sospetti di non poterne più di Hollywood perché ai Registi con la R maiuscola si sarebbero affiancati (sostituiti?) degli “shooter prezzolati pronti ad obbedire scodinzolanti ad ogni ordine impartito "dall'alto".

Ottimista. E sì perché oltre ai registi pure gli sceneggiatori – anche e specialmente nell'horror – ad occhio sembra siano stati sostituiti da scribacchini copincollatori spudorati imbevuti della stessa idea di coerenza e logica narrativa di un film della Asylum ed incapaci non si dica di produrre qualcosa di originale ma pure – al livello minimo – di scrivere sceneggiature degne di questo nome senza rimpinguarle di scemenze.

 

 

Mark Burnham

Non aprite quella porta (2022): Mark Burnham

 

 

Va da sé che quest’ennesimo capitolo nell’interminabile, ammorbante, saga del “motosegatore seriale” si affermi quale esempio paradigmatico di tale deriva: regista sconosciuto ma che definire anonimo è quasi un complimento; sceneggiatura che è un po’ l’equivalente cartaceo di una scialuppa in procinto di affondare tamponata con le pezzette; recitazione canina che ridefinisce “l’archetipo” stesso della cagnitudine (c-a-p-o-l-a-v-o-r-o!).

Un paio di note positive? Beh, come detto la fotografia e il fatto che dura poco (poco oggettivamente che poi soggettivamente par più lungo dell’intera saga del Signore degli Anelli).

Dunque, a ‘sto punto, direi che la possiamo chiudere qui. Con tanto di… annuncio di servizio/pubblicità progresso: Non aprite quella finestrella / Che Netflix, sennò, ve la fa bella.

 

 

Con le seguenti parole, dopo aver giustamente citato il Michele Baia: Sono registi che vengono dalla pubblicità e dal video. Fateci caso. Vengono chiamati ‘shooter’, gente a cui interessa girare e nient’altro. Oggi ci sono registi e ci sono shooters.” –– Cfr. F. Liberti, John Carpenter, Il Castoro Cinema, 2003.

 

Elsie Fisher

Non aprite quella porta (2022): Elsie Fisher

 

"Orco boia, ma ch'è quella? 'Na sceneggiatura?" Brivido, terrore e raccapriccio...

 

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