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Orphan: First Kill

Regia di William Brent Bell vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Orphan: First Kill

di Lina
8 stelle

Ho atteso con ansia e una grande curiosità questo film, ma l’attesa è valsa la pena e le mie aspettative non sono state deluse.

Questo è uno di quei rari esempi in cui il prequel si rivela più interessante dell’opera pilota che lo ha ispirato. Sono rimasta piacevolmente sorpresa nel guardarlo.

 

Lo stile non si smentisce, mantenendosi fedele a quello del film del 2009.

La tensione è ben dosata, lo splatter non manca tra accoltellamenti vari e lotte furiose, l'atmosfera dark priva di ogni giustizia regna quindi sovrana e Isabelle Fuhrman è unica con il suo volto severo, dai lineamenti ruvidi, lo sguardo ferino e gli occhi scuri indagatori. Rende bene ancora una volta nei panni della psicopatica Leena Klammer (che in seguito ruberà l’identità a una bambina scomparsa, Esther Albright), una donna che soffre di ipopituitarismo ed è condannata a restare imprigionata per sempre nel corpo di una bambina – e dire che molti ignorano che la sua storia si ispiri a quella della criminale Barbora Skrlova, affetta da una sindrome simile.

 

Questo prequel, anziché prima, è stato girato più di dieci anni dopo il suo seguito: “Orphan”, perciò, da allora l’attrice protagonista è cresciuta e si vede, ma con qualche trucchetto cinematografico, si è riusciti a camuffare quanto basta la differenza. Ci si può accontentare se si desidera vedere un’altra parte della vita di Leena.

 

Questo nuovo capitolo si concentra a mostrare e ad approfondire fatti e situazioni che nel film del 2009 sono stati solo accennati, ma la trama non ricalca i rapporti umani che la protagonista aveva con i Coleman. Stavolta, è tutto così differente, che quasi quasi è lei a ispirare compassione.

Dopo essere fuggita dal manicomio, finge di essere una bambina scomparsa quattro anni prima per poter essere accolta nella famiglia apparentemente perfetta che l’ha persa, ma la “madre”, Tricia, non è ciò che cerca di sembrare. È anche lei un’assassina a sangue freddo e una psicopatica per il modo in cui gestisce i problemi della sua famiglia, nascondendo orribili scheletri nell’armadio. Inoltre, diversamente da Kate, non è una vittima ignara degli inganni di Leena. La situazione, in questo caso, si capovolge sorprendentemente: è Leena a sentirsi minacciata dalla falsa madre che la usa per i propri scopi.

 

Quest’opera finisce così per suscitare emozioni contrastanti. Si disprezza Leena per la sua follia omicida, ma al contempo si riesce a empatizzare con la sua sofferenza per non essere una donna normale fisicamente. È proprio questa sua condizione a generarle la rabbia e la frustrazione che poi la spingono a trovare sfogo nella violenza contro chi non sa accettarla per come è. E Tricia le fa pesare molto la sua diversità; è spesso pronta a rinfacciarle il suo “nanismo” e che gli uomini ne sarebbero ripugnati.

 

Questo prequel, dunque, è molto introspettivo e aiuta a comprendere il motivo per il quale Leena, a un certo punto, sviluppi una forte diffidenza verso le donne o le figure materne, preferendo quelle paterne al punto tale da diventarne ossessionata.

 

Un film non scontato, con sviluppi inattesi e colpi di scena un po’ kitsch – come quando si scopre che la vera Esther Albright in realtà è stata uccisa dal fratello Gunner, coperto dalla madre che lo ama in modo smisurato e malato.

 

La messa in scena è cupa e convincente, i personaggi ben congegnati e gli interpreti riescono a calarsi bene nei loro ruoli – si lascia notare Rossif Sutherland, il secondo figlio di Donald, nei panni dell’unica persona normale e buona della famiglia Albright, ma restano impressi nella mente anche la ragazza del manicomio, fissata con le caramelle e pronta perfino a uccidere, pur di averne una, e la guardia pedofila che cade nella trappola di Leena, permettendole indirettamente di evadere.

 

Un prequel a mio avviso riuscito e tutto da gustare. Mi piacerebbe addirittura vedere un terzo film se si potesse! Il personaggio di Leena Klammer ha un fascino oscuro tutto suo per la psicologia contorta che la contraddistingue e avrebbe ancora tanto da raccontare in altri eventuali episodi.

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